
Case vuote, Italia maglia nera d’Europa: un’abitazione su quattro non abitata
L’Italia resta il Paese dei proprietari di casa, ma anche quello con il più alto numero di abitazioni vuote d’Europa. È quanto emerge dal nuovo studio della Fondazione Ifel – l’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale dell’Anci – presentato alla conferenza “Città in scena”, organizzata dall’Ance e in questi giorni in programma al Maxxi in abbinata a “Città nel futuro 2030-2025”, kermesse dedicata alla rigenerazione urbana sotto la direzione di Francesco Rutelli. L’analisi mette a confronto il quadro italiano con quello di Francia e Germania e delinea un sistema abitativo segnato da contraddizioni strutturali: molto patrimonio immobiliare, ma un utilizzo inefficiente, con sprechi diffusi e gravi soprattutto in una stagione ad alto tasso di domanda e con poca offerta per giovani, studenti e famiglie a reddito medio-basso.
Italia, Paese di proprietari e di case vuote
Secondo i dati raccolti da Ifel su base Istat e Mef-Agenzia delle Entrate, il 55% delle famiglie italiane vive in una casa di proprietà, contro il 47% della Francia e il 41% della Germania. Questo primato va letto però in controluce e si intreccia al disuso delle abitazioni: l’Italia concentra il 27,3% di abitazioni non occupate, un valore triplo rispetto alla Francia (7,8%) e sei volte superiore alla Germania (4,4%). In termini assoluti, su circa 35 milioni di abitazioni censite, più di 9,5 milioni risultano non utilizzate o occupate in modo discontinuo. “L’Italia è il Paese europeo con la più alta quota di abitazioni di proprietà, oltre il 55%, e la più bassa percentuale di alloggi in affitto, appena il 13%, segno di una cultura fortemente legata all’acquisto della casa e di un mercato della locazione strutturalmente debole – ha detto il presidente di Ifel Alessandro Canelli -. Il sistema presenta un’anomalia significativa: più di un quarto delle abitazioni risulta non occupato. Secondo il Censimento Istat 2021, sono circa 9,6 milioni di unità, un numero enormemente superiore ai livelli registrati in Francia e Germania.” All’interno di questo insieme, lo studio individua circa 5,7 milioni di unità immobiliari “a disposizione” delle famiglie, spesso seconde case o immobili ereditati che non entrano sul mercato. Una quota non indifferente di un patrimonio che, osserva Ifel, potrebbe essere reimmessa nei circuiti abitativi attraverso politiche fiscali e strumenti di incentivo mirati.
L’offerta pubblica più bassa d’Europa
Il confronto europeo è particolarmente severo sul fronte dell’edilizia sociale. In Francia, gli alloggi pubblici o convenzionati coprono l’11,7% dello stock abitativo; in Germania la quota è intorno al 2,5%, ma su un mercato dell’affitto molto più sviluppato. In Italia, invece, l’edilizia residenziale pubblica (Erp) rappresenta appena il 2,6% dello stock complessivo e meno del 20% del mercato delle locazioni. Nel dettaglio, il rapporto censisce 781 mila alloggi di edilizia residenziale pubblica di cui 334 mila concentrati nelle 14 città metropolitane. Roma e Milano ne detengono oltre 130 mila, seguite da Napoli, Torino e Palermo. Il tasso di ricambio resta però molto basso: circa 16 mila assegnazioni all’anno, pari a poco più del 2% dello stock disponibile.
Nord e Sud, due Italie anche nella casa
Le disparità territoriali sono profonde. Nelle regioni del Mezzogiorno la quota di alloggi non occupati supera il 40% a Reggio Calabria e il 39% a Messina, contro valori inferiori al 15% nelle città del Nord come Milano e Bologna. Roma e Firenze si collocano attorno al 12-14%. Il dossier osserva che nel Sud il “vuoto abitativo” è spesso il risultato di un mercato immobiliare debole e di processi demografici regressivi, con emigrazione giovanile e spopolamento. In alcune città, come Bologna, una parte consistente delle abitazioni classificate come “vuote” non è effettivamente disabitata, ma vetusta o in uso saltuario.
Demografia e mercato: un equilibrio che cambia
Il rapporto dedica ampio spazio al legame tra dinamiche demografiche e domanda abitativa. Le proiezioni Istat indicano che entro il 2050 la popolazione italiana diminuirà del 6,7%, con un calo del 14,6% nel Mezzogiorno e nelle Isole. Aumenteranno invece le famiglie unipersonali (+8%), mentre le coppie con figli scenderanno del 19%. Questo mutamento, sottolinea Ifel, orienterà la domanda verso abitazioni di dimensioni ridotte e in affitto, in un contesto in cui l’offerta rimane rigida e poco adattabile. Canelli ha definito “un paradosso strutturale” la condizione italiana: “Abbiamo un’offerta teoricamente ampia ma in larga parte immobilizzata, frutto di squilibri territoriali, inefficienze amministrative, rigidità del mercato e di una forte componente di seconde case inutilizzate – ha sottolineato -. L’Italia appare come un sistema immobiliare statico e poco permeabile, incapace di rispondere con efficacia alle nuove forme di domanda abitativa. Il completamento dei progetti di rigenerazione urbana, solo parzialmente finanziati dal Pnrr, risulta oggi fondamentale anche per ampliare l’offerta di abitazioni in affitto.”
Fonte: Il Sole 24 Ore