
Caso Garlasco: analisi acetati senza Dna comparabile. Implicazioni sulle indagini
Dalle prime analisi, nel maxi incidente probatorio in corso sul caso di Garlasco, sulle campionature dei trenta fogli di acetato, contenenti una cinquantina di impronte, non sarebbe stato trovato materiale sufficiente per estrarre profili di Dna comparabili. Nemmeno nell’impronta 10, quella ormai nota sulla porta di ingresso, che veniva considerato dagli investigatori la presunta “mano sporca” del killer. Lo si è appreso il 1° luglio 2025 dalle prime verifiche effettuate dai consulenti delle parti sui dati messi a disposizione il oggi.
Da quanto si è saputo, in merito ai dati messi a disposizione dai periti ai consulenti delle parti, non risulta che possa essere estratto del Dna, poi utile per comparazioni, dagli acetati, ossia dai fogli che hanno conservato le tracce delle impronte repertate nell’abitazione dei Poggi.
Fogli che sono stati recuperati dopo che sono passati 18 anni dall’omicidio, con annesso il tema della conservazione. Da quanto si è appreso, solo un paio, massimo tre, fogli di acetato presentavano del materiale che pareva utile per estrazioni di profili genetici, ma comunque in quantità troppo bassa per le comparazioni. In sostanza, stando a quanto riferito, i kit di estrazione di materiale genetico dalle campionature hanno un range che arriva fino a mille, come valore, e in questo caso i valori erano fermi anche allo 0,1.
Primi esiti che, comunque, da quanto si è saputo, dovranno essere sottoposti ad ulteriori verifiche con “caratterizzazioni”, ossia con ulteriori tentativi più specifici di andare a trovare Dna. Allo stato, tuttavia, la probabilità di successo sembra davvero bassa.
Primi esiti che si aggiungono, poi, a quelli sui tracciati dei Dna trovati nei reperti della spazzatura, che appartengono o a Chiara Poggi o ad Alberto Stasi. Nessuno ad Andrea Sempio, il nuovo indagato per omicidio.
Fonte: Il Sole 24 Ore