Catania, passa di mano lo storico Caffè Torrisi

Catania, passa di mano lo storico Caffè Torrisi

Era quello che oggi si chiamerebbe un tormentone: «Megghiu di Torrisi non ce n’è unn’egghié».Tradotto: meglio di Torrisi non ce n’è in qualsiasi parte del mondo. Era il claim pubblicitario e il protagonista era Pino Caruso, attore comico palermitano scomparso nel 2019. E poi c’era quell’altra: «Signor Torrisi che fa su pigghia un cafè?» e lui rispondeva: «Se è Torrisi anche due anche tre». Erano gli anni Ottanta e quello era il momento di grande gloria del Caffè Torrisi, della Compagnia Meridionale del Caffè con sede a Catania. L’azienda era stata fondata nel 1911 da Francesco Torrisi ma era stata portata al successo dal figlio Giuseppe, scomparso nel 2015. Era cresciuta fino a coprire quasi la metà del territorio siciliano. Il tutto fino al declino e alla decisione, da parte della famiglia, di mettere l’azienda in liquidazione dopo la morte di Giuseppe: e nonostante tutto nel 2017 l’azienda fatturava ancora poco più di quattro milioni.  

E’ stato il Tribunale di Catania a salvarla dalla fine e dall’oblio affidando la gestione dell’azienda ai dipendenti, permettendo che un marchio storico e protagonista dell’economia siciliana non andasse perduto. Salvando un patrimonio fatto anche di marchi registrati in tutto il mondo, unn’egghiè appunto, e dunque anche la ricchezza identitaria dell’azienda catanese. Da qualche giorno la Compagnia Meridionale Caffè, e dunque il Caffè Torrisi, è passata di mano, acquistata dal gruppo che fa capo all’imprenditore Giuseppe Basile, proprio quest’anno nominato Cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un imprenditore non nuovo per la verità a operazioni che molto hanno a che vedere con la tradizione, la storia e l’identità siciliana: qualche anno fa ha acquistato la Hauner di Salina, la cantina fondata da Carlo Hauner alla fine degli anni ‘60 che è stato l’artefice della rinascita della Malvasia delle Lipari. Ecco è su quella scia che si colloca anche questa operazione di acquisto, con l’idea di rilanciare un marchio e una tradizione: «Abbiamo rilevato tutti gli asset e tutti i marchi, registrati anche all’estero con l’idea di rilanciare questa azienda. Pensiamo meriti di tornare a fare la propria parte sui mercati, anche esteri» dice Basile.

Il gruppo che fa capo a Basile (190 dipendenti nei vari settori e quasi 90 milioni di fatturato) spazia su vari fronti: dall’industria di trasformazione siderurgica all’edilizia, dal settore vitivinicolo al legno, fino all’hotellerie. La nuova gestione, si legge in una nota, punta a coniugare tradizione e innovazione, puntando sul prestigio e sulla riconoscibilità del brand per affrontare con rinnovata energia le sfide del mercato contemporaneo. L’obiettivo dichiarato è quello «di rilanciare il marchio – spiega Basile – forte della sua storicità e dell’identità che lo ha reso, nel tempo, sinonimo di qualità, affidabilità e autorevolezza, non solo in Sicilia ma anche oltre i confini regionali».

Fonte: Il Sole 24 Ore