Nessuno, davvero nessuno, avrebbe mai potuto immaginare quello che è accaduto sul centrale di Wimbledon, nel primo giorno del torneo: Fabio Fognini ha tenuto in campo quasi quattro ore il numero 2 del mondo e campione in carica Carlos Alcaraz che alla fine ha prevalso solo al quinto set, 7-5, 6-7, 7-5, 2-6, 6-1.
Cinque set di qualità eccelsa, con giocate e guizzi che rivedremo mille volte nei video, il talento di entrambi esaltato al massimo dall’erba inglese. Come se tra i due non ci fossero 16 anni di differenza e 136 posti in classifica di distanza. Come se l’italiano, a 38 anni, non fosse alla fine di una carriera che forse gli ha dato poco (rispetto al gioco in grado di esprimere), ma al livello dello spagnolo, che è all’apice della propria. Alcaraz, dopo il quarto set perso per 6-2, ha allargato le braccia guardando il suo team, impotente dopo le chiusure a rete dell’italiano, le risposte profonde che non gli permettevano di pressare da fondo, le palle corte raggiunte e chiuse da Fognini con tocchi brillanti, i vincenti in corsa, spiazzanti per l’apparente facilità di esecuzione. L’esultanza dello spagnolo, nel corso del match, fa capire quanto si sia sentito inaspettatamente a rischio in una giornata che ha visto la sconfitta di Rune (battuto da Jarry) e Medvedev (da Bonzi).
Per Fognini un’uscita di scena (è l’ultima partecipazione a Wimbledon) che sarà ricordata da chi ama il tennis, così come dal pubblico del centrale, ripetutamente in piedi a celebrarne le prodezze. Gli applausi di Alcaraz, al centro del campo a partita conclusa, il suggello finale.
Fonte: Il Sole 24 Ore