
Cattura e stoccaggio del carbonio: dall’asse con il governo in Uk al progetto di Ravenna, così Eni accelera la decarbonizzazione
La seconda licenza di stoccaggio in Uk
Oltre al progetto LB T&S, Eni ha ottenuto dal governo del Regno Unito una seconda licenza per lo stoccaggio di anidride carbonica per il giacimento di gas esaurito di Hewett (Cluster Bacton CCS), situato nella parte meridionale del Mare del Nord del Regno Unito. Hewett, con una capacità complessiva di stoccaggio superiore alle 300 milioni di tonnellate, rappresenta un sito ideale per stoccare in modo permanente la CO2 proveniente dalle industrie del sud-est dell’Inghilterra, East Anglia e dall’area dell’estuario del Tamigi, vicino Londra oltre che attrarre flussi di CO2 dall’Unione Europea, in modo da offrire una soluzione economicamente vantaggiosa per gli emettitori europei grazie alla prossimità geografica con l’Europa Nord Occidentale. In una prima fase, la capacità di iniezione nel giacimento di Hewett potrà raggiungere 5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno per arrivare ad iniettare circa 10 nella successiva fase di espansione.
Il focus in Italia: l’asse con Snam a Ravenna
Il portfolio Ccs di Eni si estende anche al di fuori del Regno Unito. In Italia, è stata avviata ad agosto 2024, a soli 18 mesi dalla decisione finale d’investimento (Fid), la fase 1 del progetto Ravenna Ccs, sviluppato congiuntamente con Snam attraverso una joint venture paritetica. Il progetto, il primo del genere in Italia, si articola su diverse fasi, a partire dalla cattura di circa 20 mila tonnellate/anno di CO2 dalla centrale Eni di trattamento del gas naturale di Casalborsetti, vicino Ravenna, al trasporto e allo stoccaggio nel giacimento a gas esaurito di Porto Corsini Mare Ovest, operato da Eni nell’offshore dell’Adriatico. L’altro elemento distintivo del progetto è l’alimentazione dell’impianto di cattura attraverso il recupero dell’energia termica autoprodotta e da energia elettrica da fonti rinnovabili, con il risultato che il volume di CO2 catturato corrisponde effettivamente alla quantità abbattuta.
Il progetto prevede una fase 2 a maggiore scala industriale con una capacità di cattura e stoccaggio di CO2 pari a 4 milioni di tonnellate/anno entro il 2030, con una proiezione di crescita negli anni successivi fino a 16 milioni di tonnellate per anno in base alla domanda del mercato e grazie alla capacità totale di stoccaggio dei giacimenti a gas esauriti dell’Adriatico, ad oggi stimata in oltre 500 milioni di tonnellate.
Ravenna Ccs nella lista europea dei Pic
Un potenziale non da poco, dunque, Non a caso il progetto Ravenna Ccs è stato inserito nell’elenco europeo dei progetti di Interesse Comunitario (progetti Pci) come infrastruttura di trasporto e stoccaggio CO2, nell’ambito del progetto integrato Callisto (Carbon Liquefaction transportation and Storage) Mediterranean CO2 Network che, oltre agli emettitori italiani, vede coinvolti anche gli emettitori dell’area industriale di Fos sur Mer vicino Marsiglia, in Francia.
Il progetto nei Paesi Bassi e le iniziative negli altri Paesi
Al di là dei confini nazionali, il gruppo sta inoltre sviluppando il progetto L-10 CCS nei Paesi Bassi, un progetto di interesse comunitario che a febbraio 2025 ha ottenuto un finanziamento CEF (Connecting European Facilities) di 55 milioni di euro per coprire parte dei costi di sviluppo. L’avvio dell’iniezione di CO2 previsto entro il 2030, con una portata di 5 MTPA e capacità di stoccaggio totale di circa 100 milioni di tonnellate, lo rende uno dei progetti di riferimento per la decarbonizzazione delle industrie hard to abate del nord ovest dell’Europa. Ma l’attività di Eni si sta muovendo anche oltre quell’area: il gruppo sta infatti esplorando nuove opportunità anche nel Mare del Nord, Nord Africa ed Estremo Oriente.
Fonte: Il Sole 24 Ore