ChatGPT ko: che è successo, perché ci sentivamo smarriti e che c’entra l’energia

ChatGPT ko: che è successo, perché ci sentivamo smarriti e che c’entra l’energia

L’intelligenza artificiale non ha cambiato solo Internet, ma anche i consumi che stanno dietro alla grande rete: ogni piccola domanda che poniamo a un chatbot basato su AI (come ChatGPT) consuma in media dalle 15 alle 20 volte in più rispetto alle usuali ricerche fatte su un motore come Google Search. E una delle stime più recenti, fatta dalla Vrije Universiteit di Amsterdam, sostiene che entro il 2027 l’intera industria dell’AI potrebbe consumare tra gli 85 e i 134 Terawattora all’anno. Mentre uno studio pubblicato su Medium ha scoperto, tra le altre cose, che l’addestramento del GPT-4 di OpenAI ha utilizzato fino a 62.000 megawattora, pari al fabbisogno energetico di 1.000 famiglie statunitensi in 5-6 anni.

Questo è lo stato delle cose. Se poi è stato l’eccessivo consumo a mandare ko il chatbot più usato al mondo, lo chiarirà probabilmente l’azienda nelle prossime ore. O forse no.

Il giorno in cui le macchine tacquero

Il blackout ha però dato un assaggio vero di quanto la dipendenza dai chatbot inizi a essere un fattore. E a pensarci, in una pellicola futuristica che provi a raccontare una nuova apocalisse, nella dimensione di un mondo gestito sempre di più dall’intelligenza artificiale, sarà forse proprio lo stop dell’AI la vera trama. Magari con un blackout globale, sincronizzato, irreversibile. Di origine ignota.

OpenAI, Google DeepMind, Anthropic, Baidu, tutti i modelli LLM – dai più sofisticati agli embedded nei dispositivi domestici – che vanno in crash. E le AI diventate parte integrante delle vite quotidiane (che rispondono ai messaggi, pianificano agende, scrivono codice, gestiscono dati sensibili e orientano la diagnostica negli ospedali) non sono più in grado di aiutarci.

Senza di loro, miliardi di persone si sentono smarrite. I social diventano bolle di panico, fake news e paranoia. Scene da pellicola americana, insomma. O almeno si spera.

Fonte: Il Sole 24 Ore