ChatGPT, non sa fare previsioni ma può stimolare l’immaginazione

In questo momento, nemmeno la dialettica politico-economica è tanto polarizzante quanto quella che si sta animando, da qualche settimana, attorno a ChatGPT. Tra chi ha già decretato la fine dei motori di ricerca, preannunciando la morte di Google Search, e chi, al polo opposto, si è affrettato a dire che non è nulla di più di un bel passatempo goliardico, il dibattito si anima di giorno in giorno. Naturalmente, anche io lo sto testando da qualche settimana (uso il maschile perché lo associo ad uno strumento) e ciò che più mi sta colpendo non è la sua incredibile capacità di fornire risposte ma la sua rapidità nel restituire un risultato alle mie domande. È efficiente. Ma non sempre efficace.
E questo mi sta portando dunque alla domanda più rilevante: per cosa potrebbe essere davvero utile ChatGPT?
In una recente “interrogazione” a tema “auto a guida autonoma”, ciò che mi ha restituito lo strumento è innegabilmente sorprendente ma il sistema non è mai riuscito ad andare in profondità alle mie richieste di dettaglio.
Ho iniziato con una domanda molto generica: “Qual è il futuro delle auto a guida autonoma?”. Ciò che ho ricevuto come risposta è questo:

Ho proseguito con la richiesta di dettaglio e ciò che vedete qui sotto sono solo alcuni dei passaggi aggiuntivi del processo di interrogazione di ChatGPT.

Ho proseguito a lungo con la richiesta continua di dettagli su vari aspetti (dalla privacy dei dati alle tecnologie in uso) e benché il piacevole stupore per l’incredibile potenza dello strumento permanga l’entusiasmo si smorza un po’ quando ci si rende conto che la continua richiesta di dettaglio e approfondimento fa “accartocciare” lo strumento su sé stesso: ad un certo punto ChatGPT continua a ripetere le medesime cose usando semplicemente parole leggermente diverse.
Che non significa, attenzione, che lo strumento sia limitato, ma che la mia immaginazione nell’utilizzarlo si è fermata. Il flusso iniziale, infatti, rende evidente che l’efficacia dello strumento dipende dalla “fantasia” di chi lo utilizza, cioè dall’abilità di porre le domande (sull’efficienza credo non ci siano contestazioni da fare).
Pensando dunque a ChatGPT come ad un possibile strumento per alimentare l’immaginazione, ho provato a testarlo nell’ambito delle previsioni. È già stato ampiamente ribadito in molte discussioni pubbliche che il chatbot sviluppato da OpenAI non è in grado di fare previsioni e non ha la capacità di capire il significato delle frasi e delle parole che genera, non può quindi risolvere problemi e nemmeno “ragionare” nel senso più umano del termine immaginando, per esempio, impatti e conseguenze a lungo termine di eventi o evoluzioni tecnologiche.
Lo strumento non è in grado di interpretare segnali di cambiamento (anche perché le fonti dati con le quali è stato addestrato si fermano al 2021; per esempio, alla domanda “Chi è il Presidente del Consiglio italiano” la risposta che offre è “Attualmente non conosco la risposta alla tua domanda poiché la mia conoscenza si ferma al 2021. Ti consiglio di cercare l’informazione più recente su un motore di ricerca o su un sito di notizie”) e tende a considerare i driver di cambiamento in modo “isolato”. Per cercare correlazioni è necessaria una certa abilità nel porre domande molto specifiche e ben costruite, presupposto che lascia intendere che chi pone la domanda sappia già la risposta.
Sebbene uno strumento come ChatGPT non riesca dunque a fare previsioni ed analisi, può essere di grandissimo aiuto per chi le fa di mestiere o diletto. Ho chiesto a ChatGPT su quali quesiti dovrei concentrarmi se volessi provare a fare previsioni sul futuro delle tecnologie emergenti (qui sotto la risposta ricevuta).

Ancora una volta, lo strumento non mi ha fornito risposte efficaci e tanto meno ha fatto previsioni e analisi per me. Cosa otterrò dalle varie richieste di informazioni ed approfondimenti su ciascuno degli ambiti suggeriti da ChatGPT dipenderà ancora da me, dalla mia abilità o meno di porre le domande e di porle in modo corretto rispetto a ciò che voglio ottenere.
Quindi la vera domanda da porsi non è “cosa può fare ChatGPT per me” ma “cosa voglio ottenere con l’utilizzo di ChatGPT”.

Fonte: Il Sole 24 Ore