
Chi è nato dopo il 1939 difficilmente vivrà fino a 100 anni
Lo studio sottolinea che non si tratta solo di una questione accademica. Le previsioni di longevità influenzano politiche cruciali: pensioni, sistemi sanitari, coesione sociale. Se la vita si allunga meno del previsto, sia i governi sia i cittadini dovranno ricalibrare aspettative, risparmi e progettualità di lungo periodo.
I bambini del 2020 e il peso del clima
A maggio scorso, un altro studio – pubblicato su Nature e guidato dal ricercatore Luke Grant – ha lanciato un allarme parallelo: i bambini nati nel 2020 saranno esposti a un numero senza precedenti di eventi climatici estremi nel corso della loro vita.
Utilizzando modelli climatici e demografici, gli scienziati hanno calcolato che, anche se il riscaldamento globale fosse contenuto entro 1,5 °C, oltre metà dei nati nel 2020 sperimenterà ondate di calore senza precedenti. Con un aumento di 3,5 °C, la percentuale salirebbe al 92%.
Non si tratta solo di calore: siccità, incendi, alluvioni e fallimenti dei raccolti colpiranno centinaia di milioni di persone. E le comunità più povere, con minore capacità di adattamento, saranno le più esposte. Lo studio parla esplicitamente di una “ingiustizia intergenerazionale”: chi è nato nel XXI secolo, pur avendo contribuito meno alle emissioni climalteranti, subirà gli impatti maggiori.
Due fili che si intrecciano
A prima vista, i due studi sembrano muoversi su piani diversi: da un lato la dinamica biologico-demografica della longevità, dall’altro la pressione ambientale sugli stili di vita. Ma messi insieme raccontano una stessa storia: il futuro delle nuove generazioni potrebbe essere più breve e più duro.
Fonte: Il Sole 24 Ore