Chi è portatore di un pacemaker o defibrillatore cardiaco può continuare a guidare la macchina?
In Italia il numero di pazienti portatori di dispositivi cardiaci impiantabili, come pacemaker o defibrillatori cardiaci (ICD), è in costante aumento, grazie a tecnologie che permettono una vita quotidiana attiva e in sicurezza. Secondo gli ultimi dati di Epicentro, il sito dell’Istituto superiore di Sanità dedicato all’epidemiologia, il numero di primi impianti di pacemaker è passato da 36.752 nel 2001 a 54.552 nel 2023 (+48,4%), mentre quello delle sostituzioni è passato da 11.197 nel 2001 a 20.174 (+80,2%) nel 2023. Il numero di defibrillatori impiantati è aumentato più di otto volte, passando da 3.161 nel 2001 a 25.558 nel 2023 (+708,5%). Ma che differenza c’è tra i due dispositivi? Il pacemaker è un apparecchio elettronico impiantabile che tramite piccole scariche elettriche regola il battito cardiaco quando rallenta troppo o quando si verificano pause troppo prolungate, mentre il defibrillatore cardiaco impiantabile è un dispositivo elettronico che monitora costantemente l’attività del cuore e fornisce una stimolazione quando rileva un’aritmia grave.
Una delle domande più comuni che i pazienti portatori di pacemaker o ICD rivolgono al medico cardiologo è: “Posso continuare a guidare?”. La risposta dipende però da diversi fattori: il tipo di dispositivo, il motivo dell’impianto, il tempo trascorso dall’intervento, la presenza di aritmie e il tipo di patente posseduta. In questa scheda rispondiamo alle domande più frequenti, sulla base delle norme italiane ed europee e delle raccomandazioni dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione (AIAC).
Se ho un pacemaker posso continuare a guidare?
Sì, nella maggior parte dei casi. Il pacemaker corregge i rallentamenti del battito cardiaco (bradiaritmie) e riduce il rischio di perdita di coscienza. Subito dopo l’impianto, però, i cavi che collegano il dispositivo al cuore (elettrocateteri) non sono ancora completamente stabilizzati. Per questo motivo è importante astenersi dalla guida almeno fino al primo controllo medico post-impianto, che solitamente avviene dopo 8-10 giorni. A decidere l’idoneità alla guida sarà il Medico Certificatore Monocratico per i conducenti privati, e la Commissione Medica Locale per i conducenti professionali. Un discorso a parte va fatto invece per i pazienti “pacemaker-dipendenti” – ovvero quelle persone la cui vita dipende dal pacemaker – che devono sospendere temporaneamente la guida per: 1 settimana (per le patenti di tipo A o B, ossia quelle per uso privato); 4 settimane (per le patenti C, D, E, ossia quelle per uso professionale).
Se ho un defibrillatore cardiaco impiantabile (ICD) posso guidare?
La risposta dipende dalla situazione clinica. Il defibrillatore è un dispositivo salvavita che riconosce e interrompe aritmie potenzialmente letali, ma non elimina del tutto il rischio di perdita di coscienza. Alcune aritmie, anche se trattate efficacemente dal dispositivo, possono causare confusione o svenimento, mettendo a rischio la sicurezza alla guida. Va quindi sottolineato che il rischio legato alla guida nei pazienti con ICD non dipende dal dispositivo in sé, quanto dalla patologia cardiaca sottostante che ha reso necessario l’impianto. Le limitazioni previste, quando si guida ad uso privato, generalmente sono: dopo l’impianto in prevenzione primaria (pazienti ad alto rischio di aritmie gravi, senza episodi precedenti): sospensione per 1 mese; dopo l’impianto in prevenzione secondaria (dispositivo impiantato dopo un episodio aritmico grave o un arresto cardiaco per prevenire recidive) o dopo shock appropriato (quando la scossa viene erogata dal dispositivo per un’aritmia ventricolare reale e pericolosa): sospensione per 3 mesi; dopo shock inappropriato (quando la scossa viene erogata dal dispositivo per errore di rilevazione o senza aritmia ventricolare): sospensione fino a stabilizzazione della terapia; dopo sostituzione dell’ICD senza revisione dei cavi: sospensione per 1 settimana; dopo revisione degli elettrocateteri: sospensione per 4 settimane; Per i conducenti professionali (patenti C, D, E), la guida non è più consentita, indipendentemente dal tipo di impianto.
A chi devo rivolgermi per sapere se posso guidare dopo l’impianto del dispositivo?
Nei pazienti con patente per uso privato, il giudizio finale sull’idoneità alla guida spetta in ogni caso a un medico. La valutazione può essere fatta: da un medico certificatore monocratico (ad esempio medici delle Asl), nei casi meno complessi; dalla Commissione medica locale (Cml), nei casi che richiedono una valutazione collegiale, come nei pazienti con Icd o con patologie cardiache complesse. Il giudizio si basa su documentazione clinica recente e sul corretto funzionamento del dispositivo. È importante ricordare però che la comunicazione dell’impianto alla Motorizzazione Civile spetta al paziente: la mancata segnalazione può compromettere la copertura assicurativa in caso di incidente.
Fonte: Il Sole 24 Ore