Chimica, produzione in calo. La priorità è tagliare il costo dell’energia
«Ci troviamo davanti a una duplice esigenza: presidiare la realtà e inventarsi il domani». Il presidente di Federchimica, Francesco Buzzella, indica, tra gli altri, due temi che sono alla base di gran parte delle criticità di oggi e di ieri: i costi dell’energia insostenibili e la capacità dell’Europa di riportare al centro l’industria, tenuto conto che la chimica è al centro dell’industria essendo presente in oltre il 95% dei manufatti. E lo fa davanti al Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini e ad esponenti del Governo come il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e quello per gli Affari europei, Tommaso Foti, raccogliendo anche i messaggi di Raffaele Fitto, Vicepresidente esecutivo per la coesione e le riforme della Commissione europea e della Vicepresidente del Parlamento europeo, Antonella Sberna, come anche del ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso e di quello degli Esteri, Antonio Tajani. Nel suo discorso spiega che «l’Europa è in perdita di competitività». In ritardo su molte cose, anche l’intelligenza artificiale ed è «oberata da burocrazia e iper regolamentazione, con la produzione di oltre 13mila norme nel quinquennio 2019-2024, contro le 3.500 americane nello stesso periodo». Ma la prima delle priorità su cui lavorare con urgenza e senza ulteriori indugi, è l’energia, un tema che va affrontato «facendoci guidate da una sola parola d’ordine: pragmatismo». Questo significa intervenire sugli Ets e accelerare su «energy release e gas release. Ma è ancora più urgente eliminare il differenziale di prezzo tra l’indice di riferimento italiano – Psv e quello del resto d’Europa, differenziale che ha raggiunto anche valori superiroi a 5 euro/MWh che si traducono in un maggior costo annuale di 1,3 miliardi sulle bollette del gas».
Il Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, parlando del Decreto energia, ha sintetizzato: «Serve più coraggio, l’energia è un tema di competitività». Orsini è reduce da un incontro con il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, a cui ha rappresentato il fatto che «nella manovra ci sono cose che non ci piacciono. Il primo tema è l’uso del credito d’imposta fiscale utilizzando il contributivo, il secondo è la tassazione dei dividendi e il terzo è il fondo centrale di garanzia».
Buzzella, pur da europeista convinto invita a riflettere sul Green deal e sulla «proposta di ridurre le emissioni del 90% entro il 2024, accelerando in modo non sostenibile il percorso già estremamente serrato per la neutralità climatica, fissata al 2050», dice Buzzella. Su questo rafforza il messaggio anche il presidente degli industriali, Orsini: «C’è da chiedersi quali vantaggi ha portato il green deal. Con i soldi degli Europei facciamo i bilanci delle imprese degli altri continenti come ad esempio gli Stati Uniti», lamentando il fatto che nella Ue c’è «una struttura che non è collegata con la realtà»., ma noi «dobbiamo essere competitivi e attrattivi. L’Europa dovrebbe fare una cosa semplice, degli Eurobond per rimettere al centro l’industria, ma non sta facendo nulla».
In questo contesto le prospettive dell’industria chimica non sono positive. La produzione nel 2024 è stata di 65 miliardi di euro, ma le previsioni sono però di un calo per il quarto anno consecutivo: nel 2025 la produzione chimica lascerà sul terreno l’1,5% che andrà ad aggiungersi alla perdita di 11 punti percentuali avvenuta tra il 2022 e il 2024. Ci sono due elementi che preoccupano in particolare gli industriali della chimica e cioè che tra il 2021 e i primi 8 mesi del 2025, la quota cinese sull’import italiano è passata dal 6 al 17% e che è in corso un’ondata di protezionismo americano che trova la sua espressione nei dazi.
Fonte: Il Sole 24 Ore