Ciak: la storia passa attraverso il tinello di casa

Ciak: la storia passa attraverso il tinello di casa

Il tutto ha origine in maniera underground, come in fondo nascono i filmini di famiglia che la Fondazione Home Movies, Archivio Nazionale del Film di Famiglia di Bologna, raccoglie dagli inizi degli anni Duemila. Home Movies è il primo archivio in Italia dedicato interamente alla conservazione, al restauro e alla valorizzazione del patrimonio filmico e audiovisivo privato e amatoriale, con 40mila film nei formati ridotti 9,5mm, 16mm, 8mm, Super8 provenienti da tutto il Paese. Un corrispettivo dell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, ma in versione visiva e corale. È il terreno di incontro tra storia privata e pubblica attraverso il linguaggio libero del filmino di famiglia. Una presa di coscienza, sobillata anche dall’opera di artisti che fin dagli anni 70 lavoravano con il riuso di questi materiali.

La fondazione negli anni Duemila

A fondare l’Archivio, è stato l’attuale direttore, Paolo Simoni, assieme a Mirco Santi, iniziando questa avventura nel 2000 per passione. Scomparse cineprese, pellicole e proiettori era il momento del recupero, visto che nessuno – né archivi, né cineteche, né università, né accademie – se ne stava occupando. È stata un’operazione non solo di riappropriazione della memoria, ma anche delle pellicole, in alcuni casi, di buona qualità estetica e sicuramente con una forza espressiva anodina, che poteva spiegare la forza evolutiva di un’epoca. Nel 2002 è nata l’Associazione da cui è scaturita la Fondazione, sperimentando nuove tecnologie di digitalizzazione, prima con macchine artigianali poi sempre più sofisticate, mettendo a punto protocolli e il riconoscimento da parte del Mic nel 2011. Chi scopre a casa di avere un piccolo patrimonio in pellicola può decidere di donarlo, ma molti film arrivano anche da raccolte territoriali attraverso enti pubblici e privati. Così Home Movies è arrivato a ospitare 1.800 fondi filmici, di cui il più antico è il genovese Lavello, del 1925, quest’anno centenario. Di poco più vecchio, del 1924, invece, è il film più risalente, un matrimonio a Roma del Fondo Famiglia D’Ambrogi.

Chi attinge all’archivio

Oggi si attinge al materiale per consultazione, per studi, ma anche per realizzare film o serie televisive ex novo, un caso su tutti SanPa di Gianluca Neri sulla comunità di recupero di San Patrignano. Sono nati anche film coprodotti dalla stessa Home Movies, come Il varco di Federico Ferrone e Michele Manzolini sulla Seconda guerra mondiale, premio Efa come miglior montaggio, e Sguardi in camera, una serie televisiva di prossima realizzazione sulla Storia del Novecento. E poi c’è il discorso diretto ai giovani, perché la cosa fondamentale è permettere che si confrontino con il passato. Per esempio, il progetto Cinemappe della città ha visto lavorare 7 istituti, che comprendono il ciclo dalla scuola dell’infanzia alle superiori, sul cinema come strumento di racconto del sé e del proprio territorio. I più piccoli si sono cimentati inventariando, catalogando e interrogando “immagini ritrovate”. Mentre i più grandi hanno imparato a guardare le pellicole anche come fonte storica, realizzando alla fine un’opera che registrava i cambiamenti del ruolo della donna nel secolo scorso.

L’Archivio Aperto Festival e le iniziative per i giovani

Nel 2003 Simoni e Santi lanciarono l’Home Movie Day, una giornata in cui chi voleva poteva portare il proprio filmino privato, che veniva “restaurato in diretta” e mostrato a fine giornata come condivisione di un racconto che nasce come il prodotto di una piccola comunità, la famiglia – in cui ciascuno esprime la propria soggettività, riprendendo o venendo ripreso –, ma che con la proiezione pubblica diventava collettivo. Da questa costola, 18 anni fa è nato il festival Archivio Aperto, diretto da Vanessa Mangiavacca, Sergio Fant e Giulia Simi, con proiezioni di pellicole e un concorso internazionale. All’interno, gli Archive Lovers Labs con due progetti pensati per giovani studenti e studiosi, filmmaker, curatori dell’immagine in movimento. L’Archive Care per gli under 30, volto a formare nuove figure professionali capaci di interpretare e valorizzare le immagini in chiave contemporanea. E la Giuria Giovani, per under 26, chiamata a votare la migliore opera al concorso internazionale (le candidature sono aperte fino al 6 luglio, archivioaperto.it). La prossima edizione, la XVIII, Time of Liberations, si svolgerà tra il 26 e il 30 settembre. Chi scrive ha visitato la sede nel 2022 con Annie Ernaux e il figlio David Ernaux-Briot, con cui la scrittrice ha realizzato Annie Ernaux – I miei anni Super 8. Aveva da pochi giorni vinto il premio Nobel. La ricordo mentre, ancora sbigottita, riceveva il boato di applausi che gli tributava la città di Bologna al cinema Medica. La sala con i suoi oltre 850 posti traboccava di gente, mentre fuori una lunga fila aspettava invano che qualche spettatore uscisse prima…

Fonte: Il Sole 24 Ore