
Cibo, il Pnrr spinge la sostenibilità
Un network multidisciplinare senza precedenti in Italia, che unisce 19 fra università e centri di ricerca, industria e territori. Oltre cento aziende coinvolte, più di 300 progetti attivati e 600 fra ricercatori, dottorandi e post-doc a lavoro per cambiare il modo in cui pensiamo, produciamo e consumiamo il cibo. È la fotografia di OnFoods, la più grande iniziativa italiana sulla qualità e sostenibilità alimentare, nata grazie ai 114,5 milioni di fondi Pnrr e che si chiuderà a dicembre. Il progetto è coordinato dalla Fondazione OnFoods, con sede all’Università di Parma, con il professor Daniele Del Rio come presidente e referente scientifico, e agisce come hub di coordinamento per sette Spoke tematici: dalla nutrizione alla sicurezza degli alimenti, alla logistica.
«Il principale lascito di OnFoods è aver messo insieme, per la prima volta, tutte le competenze possibili nel settore degli alimenti e della nutrizione», spiega Del Rio. «Un patrimonio di saperi che ha permesso di costruire un portale unico per la ricerca alimentare, che sarà accessibile sia a enti pubblici che privati anche dopo la conclusione del progetto, in collaborazione con il Custer Agrifood Nazionale e la rete ReRitt». Il progetto ha anche un impatto diretto sul tessuto produttivo. Oltre 100 imprese, dalle grandi (Barilla, De Longhi, Bolton Food, Cirfood, Sacco System, Tecnoalimenti e Confooperative, incluse e operative già dalla costituzione della Fondazione) alle Pmi sono state coinvolte nei progetti, molti dei quali nati per rispondere a bisogni del settore. Inoltre, la Fondazione ha erogato 20 milioni di euro per 38 progetti aggiuntivi, generando prototipi e prodotti, alcuni già disponibili sul mercato. Un altro risultato è l’iniezione di competenze nel sistema: «Abbiamo reclutato oltre 200 tra ricercatori, dottorandi e post-doc – aggiunge Del Rio –La speranza è che questa nuova generazione di scienziati possa portare avanti i risultati ottenuti e riesca ad attrarre finanziamenti internazionali in futuro».
La nutrizione personalizzata
Lo Spoke 4 “Food Quality and Nutrition” è coordinato dalla professoressa Patrizia Riso, professoressa ordinaria di Nutrizione Umana dell’Università degli Studi di Milano. La sfida è sviluppare modelli alimentari sempre più sostenibili e personalizzati sulle esigenze dell’individuo. «La nutrizione personalizzata è la vera frontiera – spiega Riso –Non possiamo più pensare a diete valide per tutti: età, sesso, stato fisiologico, stile di vita. Perfino il profilo genetico e metabolico sono variabili decisive. Per studiare come promuovere questo approccio abbiamo anche acquisito una piattaforma proteomica, fondamentale per analizzare in campioni biologici ben 11mila proteine prodotte nel nostro organismo, che ci permettono di caratterizzare diversi gruppi di soggetti e di capire come ogni individuo risponde a stimoli alimentari. Dati preziosi per costruire in futuro modelli alimentari su misura». Ci sono già alcuni risultati: «È emerso che l’assunzione di un modello alimentare più plant based ha determinato una riduzione del 9% del colesterolo Ldl in otto settimane». Il prossimo passo sarà capire perché alcuni soggetti rispondono meglio di altri.
I progetti
Progetti come Obi-Wan-Diet, cooordinato dal Professor Pedro Mena e dal professor Del Rio, studiano la risposta individuale a diete ricche di polifenoli – composti bioattivi di frutta, verdura, caffè e olio d’oliva – sfruttando un approccio che integra dati di metabolomica, microbioma e genetica. «Non tutti trasformano i polifenoli derivanti dalla dieta allo stesso modo – spiega Del Rio – e questa variabilità è cruciale per strategie di prevenzione dell’obesità e delle patologie croniche». De Leguminibus, coordinato dalla Prof Paola Vitaglione dell’Università Federico II di Napoli , indaga l’impatto della sostituzione della carne rossa con i legumi su salute e microbiota intestinale, mentre lo studio Effort, coordinato dalle professoresse Daniela Martini e Riso, riformula i prodotti riducendo sale, zuccheri e grassi, senza sacrificare il gusto.
Con lo Spoke 4 sono stati implementati o ideati 83 prodotti e sei sono già prototipi. «Per esempio, un frollino che permette una riduzione fino a 13 grammi di zuccheri a settimana nei consumatori abituali e un cracker a ridotto contenuto di sale, che porterà una riduzione di circa 16 tonnellate di sale sul mercato sulla base delle vendite nel 2024», aggiunge Riso. Per quanto riguarda agli alimenti a base vegetale, si sta lavorando anche per aumentare la diversità delle fonti proteiche e migliorare le tecnologie per produrli.
Fonte: Il Sole 24 Ore