
Ciclo di vita dei beni di consumo, verso un mercato unico europeo
Il prossimo appuntamento per approfondire il tema della riparazione è il Salone della Csr il 9 ottobre a Milano, occasione in cui verrà presentato il progetto europeo REPper di cui Altroconsumo è partner: una piattaforma con consigli e soluzioni per riparare o far riparare il proprio dispositivo e le informazioni sui diritti del consumatori. «Intanto, ci auguriamo che i lavori di recepimento della direttiva Ue procedano spediti – spiega Anna Vizzari, Coordinatore Public Affairs di Altroconsumo –. L’obiettivo è garantire regole uniformi su tutto il territorio dell’Unione, creando un mercato unico di 450 milioni di persone».
Il nodo su cui insiste Vizzari è la necessità di prevedere risorse finanziarie a supporto della misura, che «soprattutto nella fase iniziale, ha bisogno di sostegno economico, agevolazioni fiscali e misure di accompagnamento. Per le piccole e medie imprese e per i consumatori che devono trarre vantaggio dal preferire la riparazione. Nel recepimento si sottolinea che la misura non porterà nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Un aspetto che ci lascia perplessi, ma ci auguriamo che nel passaggio in Parlamento cambi qualcosa», aggiunge Vizzari.
La direttiva Ue infatti suggerisce agli Stati membri di introdurre incentivi economici alla riparazione, come bonus o voucher già adottati con successo in Francia e Germania. Ugo Vallauri, co-presidente di The Restart Project, che rappresenta oltre cento organizzazioni da 21 Paesi europei, sottolinea che «il modello francese – un fondo alimentato dalle risorse Epr (responsabilità estesa del produttore) per la gestione dei rifiuti elettrici/elettronici e destinato a ridurre il costo delle riparazioni – sarebbe un’ottima opzione anche per l’Italia, a costo zero: destinando risorse esistenti alla riduzione del costo delle riparazioni, che è una delle principali barriere per i consumatori», afferma Vallauri.
Abbinare la direttiva a incentivi economici è necessario per due motivi: sia perché questa impone che i prezzi delle riparazioni siano “ragionevoli”, ma non definisce cosa intenda per tale termine, lasciando ai singoli Paesi la responsabilità di individuare strumenti efficaci. Sia perché almeno per i primi anni, la portata della direttiva resterà limitata: secondo Vallauri «quando la direttiva entrerà in vigore coprirà comunque poche categorie di prodotti, e questo continuerà per anni, fin quando ulteriori atti attuativi del nuovo regolamento ecodesign europeo (Espr) non verranno approvati». Una ricerca di fine 2024 di The Restart Project indica che per il 96% dei prodotti che i consumatori cercano di riparare presso i repair cafe, non esiste oggi alcun provvedimento che porti a un diritto alla riparazione: «stiamo parlando di stampanti, macchine per il caffè, aspirapolvere, piccoli elettrodomestici da cucina, computer portatili», prosegue Vallauri.
In Italia, The Restart Project sta coordinando – insieme ai membri italiani della coalizione Right to Repair Europe, Reware, Zero Waste Italy, General Computer Italia e WeFix – un’azione coordinata per un recepimento ambizioso: «Ci auguriamo che molte altre aziende e organizzazioni interessate a questo tema si uniscano a noi», aggiunge Vallauri.
Fonte: Il Sole 24 Ore