Citroën Ds, la dea dell’automobile compie 70 anni
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Si contano sulla punte delle dita di una sola mano, le auto che hanno fatto la storia, quelle che, veramente iconiche, hanno segnato un epoca e, soprattutto, introdotto un cambiamento tecnologico radicale. Di sicuro il Maggiolino di Vw, ma soprattutto la Citroën Ds, vettura considerata tra le più belle e affascinanti di tutti i tempi.
Era il 6 ottobre del 1955, quando al salone di Parigi, la marca francese svelò quella che in Italia venne battezzata Squalo e aveva un nome, Ds, che in francese si pronunciava déesse, cioè dea. E una dea lo era di nome e di fatto perché introduceva tecnologie che le auto italiane, tedesche e le altre francesi per non parlare delle americane, all’epoca potevano solo sognarsi: quattro freni a disco, fari che giravano in curva per illuminare i punti bui e soprattutto le sospensioni idropneumatiche, le quali permettevano alla vettura di viaggiare non solo su tre ruote in caso di foratura, ma soprattutto un comfort eccezionale, tenuta di strada e stabilità senza pari oltre alla incredibile possibilità di sostituire una ruota senza crick, alzare la vettura per i terreni impervi. Il tutto grazie alla fluidodinamica, niente elettronica e un liquido verde, il famoso LHM che ne era vero fluido vitale della straordinaria DS con i freni, sempre idraulici, nello stesso circuito della sospensioni, che si comandavano non con un pedale bensì con bottone sul pavimento. Nata come sostituta della avanguardista Traction Avant, rappresento la gradeur francese dell’automobile. Fu, non a caso la macchina, del presidente Charles de Gaulle.
E poi, lo stile ancora oggi mozzafiato con le sue linee aerodinamiche, definite da Flaminio Bertoni, le ardite soluzioni come la carrozzeria con pannelli imbullonati, le strepitose ruote posteriori coperte, il volante di sicurezza monorazza (mica c’era l’airbag) incastonato in una plancia che sembrava un astronave.
Ds fu prodotta in due generazioni: la prima con i fari tondi, e la seconda del 1967 con il gruppi ottici ellisoidali. Concluse la sua carriera quando nel 1975 dalla catena di montaggio di Rennes-La Janais usci l’esemplare numero 1.330.755 lasciando il posto alla CX, auto che faceva dell’aerodinamica il suo alfa e omega con un nome che riprendeva la sigla dei coefficiente di penetrazione nell’aria. Ci furono allestimenti più economici battezzati ID, con il montante posteriore in lamiera ondulata, le versioni top Pallas, una spettacolare variante cabriolet e la station wagon Break, famosa per trasportare giornali.
Fonte: Il Sole 24 Ore