Clima, gli scienziati lanciano l’allarme sui punti di non ritorno

Clima, gli scienziati lanciano l’allarme sui punti di non ritorno

La crisi del clima si fa sentire in Europa con le ondate di calore e i mega-incendi che hanno devastato i Paesi del Nord a giugno e quelli del Sud in agosto. In questo contesto, un gruppo crescente di scienziati si sta focalizzando sulle dinamiche in corso capaci di portare a un punto di non ritorno alcuni ecosistemi essenziali per la stabilità del clima, dall’Amazzonia alla Groenlandia, che fino ad oggi sono state sottovalutate.

Lenton: «I decisori politici devono essere pronti»

«I decisori politici devono riflettere di più sulle conseguenze del superamento dei punti di non ritorno e su come le società devono prepararsi», ha sostenuto Tim Lenton, esperto mondiale di “tipping points” e professore di Scienze del sistema terrestre nell’università di Exeter, dove si è tenuta nel luglio 2025 la seconda conferenza mondiale sul tema. Nessun governo, con la possibile eccezione dei Paesi nordici, sta considerando scenari come il crollo della calotta glaciale con la stessa serietà riservata ad altri rischi ad alto impatto come le pandemie, sostiene Lenton.

I tipping point al centro della Cop30 di novembre

Gli organizzatori del convegno (oltre al Global Systems Institute di Exeter, anche il Potsdam Institute for Climate Impact Research e il Max Planck Institute of Geoanthropology) hanno lanciato un appello alla comunità scientifica, ai decisori politici e alle aziende per sensibilizzarli sull’importanza dei “tipping points” e accelerare le azioni di contrasto. Oltre agli scienziati, anche i servizi di emergenza, le assicurazioni e i fondi pensione stanno mostrando un crescente interesse per i punti di non ritorno. Lo stesso vale per gli organizzatori brasiliani della Cop30, che dedicherà molta attenzione al tema, anche perché il vertice si terrà a novembre a Belém, la porta dell’Amazzonia.

I rischi per la fusione dei ghiacciai

Il problema di fondo è che nessuno conosce l’esatto livello di riscaldamento necessario per innescare un punto di non ritorno specifico. Il clima terrestre è governato da moltissimi processi interconnessi, alcuni dei quali – come le dinamiche che governano la fusione della calotta glaciale o i potenziali effetti degli incendi boschivi – sono scarsamente compresi. A complicare ulteriormente le cose, un punto di non ritorno può innescarne un altro, in un effetto domino. L’acqua dolce rilasciata negli oceani dalla fusione dei ghiacci della Groenlandia, ad esempio, può portare al rallentamento dell’Atlantic Meridional Overturning Circulation (Amoc, meno nota ma più importante della corrente del Golfo), riducendo ulteriormente le precipitazioni sull’Amazzonia, che rischia di trasformarsi in una savana e di rilasciare in atmosfera decine di miliardi di tonnellate di anidride carbonica, riscaldando ulteriormente il pianeta.

Fonte: Il Sole 24 Ore