Clima, in Italia raddoppio dei decessi rispetto agli anni 90
«Il cambiamento climatico sta mietendo vittime e danneggiando sempre più la salute, i mezzi di sussistenza e l’economia anche in Italia», fra i Paesi più esposti per esempio all’aumento delle temperature e delle ondate di calore estremo, e in generale ai fenomeni climatici estremi, come anche all’inquinamento atmosferico.
È quanto emerge dal “Lancet Countdown on Health and Climate Change”, maxi rapporto che fa ogni anno il punto sui legami in evoluzione tra salute e cambiamento climatico analizzando l’andamento di oltre 50 indicatori sottoposti a revisione paritaria. Secondo il nono report globale 2025, guidato dall’University College London, prodotto in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e pubblicato sulla rivista The Lancet, l’immobilismo contro il climate change si paga in milioni di vite perse ogni anno nel mondo. E l’Italia non è esente.
Ondate di calore
Per quanto riguarda il nostro Paese, gli esperti calcolano che nel 2024 gli abitanti sono stati esposti ognuno a 46 giorni di ondate di calore, in media. E il 72%, cioè 33 di questi giorni dalle temperature “infernali”, non si sarebbero verificati senza il cambiamento climatico, avvertono. Rispetto al periodo 1990-1999, nel 2024 le persone sono state esposte in media a 434 ore in più caratterizzate da un calore ambientale tale da comportare un rischio moderato o maggiore di stress in caso di una qualche attività fisica moderata all’aperto. Si tratta di un record, osservano gli esperti.
L’impatto dell’innalzamento delle temperature è ancora più evidente se si considera l’andamento delle vittime da calore nell’arco dei decenni: dal 2012 al 2021, secondo l’analisi, in Italia si sono verificati circa 7.400 decessi correlati al calore all’anno, più del doppio rispetto alla media del periodo 1990-1999. E poi c’è la perdita di produttività: nel 2024, l’esposizione al calore ha comportato una perdita di 364 milioni di ore di lavoro potenziali, cioè un record di 15 ore a persona, e il 181% in più rispetto al periodo 1990-1999. Il settore edile ha rappresentato il 40% delle perdite nel 2024.
Inquinamento
Anche l’inquinamento atmosferico rappresenta una minaccia crescente, resa ancora più intensa dal climate change: tra il 2020 e il 2024, l’inquinamento da fumo causato dagli incendi boschivi ha causato una media stimata di 1.100 morti all’anno in Italia. Quanto allo smog, nel 2022 l’Italia ha registrato il tasso di mortalità più alto per inquinamento atmosferico da combustibili fossili liquidi e gassosi in Europa (41 decessi ogni 100mila persone). Nel 2019-2023, il 98,45% della popolazione è stata esposta a livelli giornalieri di PM10 superiori al limite massimo consentito dall’Oms (45 μg/m³). Nel 2022, le emissioni di CO₂ derivanti dalla combustione di combustibili fossili hanno raggiunto 310.289 chilotonnellate. Gli esperti stimano che si sono registrati 63.700 decessi associati alle polveri sottili PM2.5 di origine antropica, con una riduzione però del 27% rispetto al 2010, e 27.800 dei decessi nel 2022 sono stati associati alla combustione di combustibili fossili, a cui ha contribuito maggiormente la combustione di benzina per i trasporti su strada (19.900 decessi). L’uso di biomassa solida nel settore domestico ha poi contribuito a 19.900 decessi per esposizione all’inquinamento atmosferico esterno associato.
Fonte: Il Sole 24 Ore