Climate change, il Kenya chiede 120 miliardi di dollari per sostenere l’Africa

«Almeno» 120 miliardi di dollari per sostenere le economie africane contro gli urti del climate change. È la richiesta avanzata dal presidente del Kenya William Ruto all’Agenzia internazionale dello sviluppo (International development association, Ida), la branca della Banca mondiale che eroga sovvenzioni e prestiti non onerosi ai Paesi più poveri. L’appello di Ruto è arrivato dal summit in atto il 29 aprile a Nairobi (Kenya) fra i vertici Ida e 19 capi di Stato e di governo africani, in vista del «rifornimento» di fondi stabilito a cadenza triennale dall’istituzione.

Il cosiddetto IDA20, il 20esimo round di finanziamento della Banca mondiale, ha messo sul piatto nel 2021 un totale di 93 miliardi di dollari e si completerà nel dicembre nel 2025. A quanto apprende il Sole 24 Ore la nuova tranche dell’IDA21 rimarrà in discussione fino a dicembre 2024, anche se l’intenzione è di garantire un rialzo in linea con le attese dei governi subsahariani. F0nti della Banca mondiale hanno assicurato, alla vigilia del vertice, che l’istituzione cercherà un rinforzo «robusto» e capace di fronteggiare le «sfide» sull’orizzonte immediato di Nairobi e del Continente. Il presidente della Banca mondiale Ajay Banga aveva parlato a dicembre 2023 di un incremento «record» della dotazione del fondo, anche se non è chiaro a quanto possa ammontare l’incremento.

Gli impatti del climate change sulle economie africane

La richiesta di Ruto si rispecchia nella cronache dei giorni del summit, con il Kenya sommerso dalle precipitazioni che si stanno riversando sul Paese e hanno urtato almeno 200mila persone. Il crollo di una diga ha provocato un bilancio minimo di 45 vittime nell’ovest del Kenya, in aggiunta dalle 100 già registrate dalle inondazioni che si trascinano dalla metà di marzo. L’Africa subsahariana è intrappolata nel paradosso di essere, al tempo stesso, il Paese meno incisivo sulle emissioni globali e il più vulnerabile alle consguenze della crisi climatica. L’African Climate Policy Centre, un centro legato alla Commissione economica per l’Africa dell’Onu, stima che l’emergenza possa costare al Continente perdite e danni nell’intervallo fra i 290 miliardi di dollari e i 440 miliardi di dollari a seconda dell’aumento delle temperature.

Da qui il pressing di Ruto per una crescita sopra le attese degli «impegni» garantiti dall’Ida, una quota dei finanziamenti ambiti dalle economie subsahariane come leva sull’adattamento di industria e infrastrutture all’emergenza del clima. La Banca mondiale supporta oggi un totale di 75 Paesi, in oltre un caso su due (39) in Africa, destinando al Continente il 70% delle sue risorse complessive. Lo stesso Ruto ha sottolineato a Nairobi che tre quarti degli impegni totali dell’Ida del 2023 (26 miliardi di dollari) sono confluiti sull’Africa e i suoi sistemi economici, in balìa di una crisi che si sovrappone a un’altra forma di «insostenibilità»: la mole debitoria sulle spalle dei governi del Continente, esasperata dal ciclo rialzista dei tassi di interesse Fed e le sue ricadute sui prestiti contratti in dollari americani. La regione ha già registrato tre default sovrani dall’inizio delle pandemia, con l’insolvenza sofferta da Zambia nel 2020, Ghana nel 2022 ed Etiopia nel 2023. I contraccolpi dell’urgenza climatica possono aumentare – ulteriormente – lo stress sulle finanze pubbliche del Continente.

Fonte: Il Sole 24 Ore