
Cmc Marine prepara acquisizioni – Il Sole 24 ORE
Cmc, azienda italiana al vertice del mercato mondiale nella realizzazione di sistemi di stabilizzazione e timoneria per yacht da 38 a 90 metri, ha appena concluso una serie d’investimenti, del valore complessivo di 10 milioni, indirizzati all’internalizzazione delle produzioni e all’internazionalizzazione della rete vendite e dei servizi. E ora guarda a nuove acquisizioni.
A rivelarlo è Alessandro Cappiello, ceo dell’azienda, che racconta i progetti in corso, portati avanti con il supporto del figlio Pietro, anche lui al vertice della società, con la carica di vicepresidente e il compito di curare alcuni settori cruciali per l’impresa: ricerca, sviluppo, innovazione e marketing. Cmc, «con 90 dipendenti e fatturato di circa 33 milioni l’anno (40% su estero) ha l’obiettivo – spiega Cappiello senior – di arrivare a 50 milioni in 3-4 anni, allargando il business su traghetti veloci, patrol boat e supply vessel (le imbarcazioni di supporto, ad esempio, alle piattaforme offshore, ndr)».
Piano d’investimenti 2023-2025
Tra 2023 e 2025, afferma, «abbiamo portato a termine un investimento da 10 milioni di euro, annunciato tre anni fa e sviluppato su tre binari. Il primo, è relativo all’internalizzazione: abbiamo acquisito un sito produttivo di 10mila metri quadrati, di cui 2.400 coperti, presso la Zes di Salerno, per componenti meccanici e materiali in composito. Ci abbiamo messo sei mesi a partire e bisogna dire che la Zona economica speciale sta funzionando molto bene. Lì sono andati 4,5 milioni dei 10 stanziati».
Un altro investimento, prosegue Cappiello, «si è concentrato su una nuova organizzazione della sede americana di Fort Lauderdale. In Usa eravamo già presenti col service ma la partenza era stata a fine 2018 e abbiamo subito la frenata imposta dall’epidemia Covid. Siamo ripartiti, quindi, a inizio 2023, con un nuovo management e una serie di assunzioni: stiamo investendo su rete di vendita di ricambi e su refit. Lì abbiamo impegnato circa 2 milioni. E l’obiettivo per cui siamo andati in Usa è che abbiamo una vocazione naturale all’internazionalizzazione. Del resto, Cmc è il più grande produttore di pinne stabilizzatrici al mondo. Non intendiamo, invece, produrre negli Usa: sarebbe antieconomico perché in America la materia prima è più cara che in Italia e, a questo, si aggiungono le tasse e un costo del lavoro maggiore. Meglio pagare i dazi».
Ricerca e sistemi intelligenti
Il terzo binario di investimenti si è concentrato su Milano. «Lì – sottolinea Cappiello – abbiamo creato e potenziato il centro di ricerca che, si occupa, tra l’altro di sistemi intelligenti e machine learning, che ci servono anche per garantire assistenza post vendita in qualsiasi momento. In più, c’è lo sviluppo di nuovi prodotti. E l’investimento complessivo è arrivato a 3,5 milioni».
Fonte: Il Sole 24 Ore