Collezioni aziendali, l’alleanza tra arte e impresa che serve alla crescita economica e culturale

Da Carlos Garaicoa a Marinella Senatore passando da Chiara Sorgato e Zanele Muholi. Che rivelazione! Le aziende italiane sono sul pezzo quando collezionano arte contemporanea, scelgono artisti internazionali e italiani con grandi potenzialità di crescita. Chi l’avrebbe detto? Certo nelle fiere si incontrano collezionisti, spesso sono imprenditori, ma non è affatto scontato che nella scelta delle opere selezionino i nomi giusti, cioè quelli che hanno un percorso di carriera solido. Agli imprenditori il fiuto non manca quando scelgono l’opera di un giovane artista o decidono di offrirgli una residenza o una borsa di studio. Molti anche gli artisti storicizzati nelle collezioni d’impresa, moltissimi maestri da de Chirico a Manzoni, da Fontana a Burri e Castellani, da Cucchi all’arte Povera. La fotografia dell’universo creativo contemporaneo presente nelle aziende, in grado arricchirle, emerge da un’indagine qualitativa che ha mappato le Corporate Art Collection delle aziende italiane promossa da Confindustria nell’ambito del Gruppo Tecnico Cultura, su impulso del presidente del Gruppo Tecnico Cultura Antonio Alunni e della vicepresidente per Ambiente, Sostenibilità e Cultura Katia Da Ros. Il progetto porta alla luce il contributo delle imprese italiane all’arte focalizzando la ricerca su collezioni che riuniscono opere di autori datate tra il 1870 (data convenzionale per l’inizio dell’arte moderna) e il 2024. Il risultato è contenuto nel libro Il segno dell’arte nelle imprese. Le collezioni corporate italiane per l’arte moderna e contemporanea edito da Marsilio Arte, con il patrocinio del Ministero della Cultura e il sostegno di IntesaSanpaolo, curato da Ilaria Bonacossa con Marianna Agliottone, Costantino D’Orazio e chi scrive.

Cosa emerge da questa prima fotografia dell’arte del presente nelle imprese italiane? L’indagine ha mappato 57 collezioni. La piacevole sorpresa è scoprire che collezionare per l’impresa significa metter a fattor comune con il proprio territorio e i propri dipendenti le opere di arte contemporanea acquistata o commissionata. Infatti, le raccolte dialogano almeno due volte l’anno con il pubblico, nella maggior parte dei casi sono installate nelle aziende ma, talvolta, sono presenti nelle dimore private degli imprenditori. «Tanta l’arte giovane prodotta dopo il 1980 in collezione, molte installazioni sono state promosse da imprenditrici, soprattutto le nuove produzioni di opere site specific – spiega la curatrice Ilaria Bonacossa –. La grande varietà nella titolarità delle collezioni, oltre all’assenza di normative specifiche sulle collezioni corporate a livello nazionale, ci ha spinti a riunire sotto l’etichetta di “collezioni corporate” quelle collezioni che fossero di proprietà o nella disponibilità della società, del suo fondatore, del suo amministratore o di un ente/fondazione promosso dagli stessi soggetti e dedicato alla gestione e promozione della collezione – precisa – allargando la ricerca non solo alle aziende associate a Confindustria al fine di offrire una mappatura ampia e trasversale capace di mettere un primo tassello nella storia delle collezioni corporate italiane». Gli imprenditori, da nord a sud, collezionano per passione, alcuni come l’Art Hotel Gran Paradiso a Sorrento hanno iniziato già negli anni ’70 a sostenere l’arte italiana. Per altri, come Luigi Bonotto, tutto è nato dall’incontro con gli artisti. Molti hanno iniziato dopo il Duemila, in tanti collaborando con gli artisti alla produzione di opere in azienda come la Fondazione Casoli (Elica), promuovendo residenze o premi per giovani artisti. Nella maggior parte dei casi le collezioni sono legate al vissuto personale – alcune focalizzate su un solo autore come quelle della Fondazione Bracco e Asolo Costruzioni e Restauri – raramente finalizzate solo alle quotazioni dell’arte sul mercato. Quasi tutte le aziende testimoniano la volontà di prestare le opere a mostre e musei confermando il desiderio di partecipare alla vita culturale del Paese. Non vi è un comparto industriale maggiormente impegnato in questo sforzo: è trasversale a moltissimi settori dalla metallurgia allo spazio, dal turismo all’edilizia, dalla finanza al manifatturiero, dall’agricoltura e ai servizi, così via. L’arte trova accoglienza dovunque e nel libro si leggono le storie di donne e uomini che nel loro cammino hanno incontrato l’arte e gli artisti, in un dialogo che ha arricchito la loro azienda e la loro squadra.

«L’arte trova sostegno nell’impresa attraverso il supporto finanziario che deriva da sponsorizzazioni o acquisizioni di opere; l’impresa, a sua volta, trova nell’arte una grande alleata, capace di contribuire allo sviluppo di visioni ampie e originali. L’arte accende la creatività favorendo l’innovazione, non solo attraverso il design dei prodotti, ma anche mediante la progettazione e realizzazione degli spazi e luoghi aziendali. L’arte rafforza il legame tra imprese e comunità di riferimento» scrive Alunni nell’introduzione al libro. E si comprende che: «l’industria dell’arte in Italia ha un grande potenziale economico – spiega Alunni – che per essere efficacemente valorizzato richiede la promozione degli investimenti delle imprese in arte e cultura attraverso la definizione di strumenti regolatori efficaci e stabili, in linea con quelli degli altri Paesi leader a livello internazionale». Per questo è auspicabile un intervento del legislatore: «che definisca e disciplini le collezioni d’arte d’impresa, attraverso disposizioni specifiche in materia di reddito d’impresa con riferimento all’acquisto e alla vendita delle opere d’arte» conclude. E per questo anche il mecenatismo deve essere maggiormente promosso, fa eco Katia Da Ros. «La leva fiscale può essere un’opportunità per farlo ma va semplificata e rafforzata. Riteniamo che l’art bonus possa essere migliorato con un’estensione del perimetro dei beni accessibili. Oggi gli enti privati costituiscono il maggior numero di soggetti gestori di collezioni d’arte anche a scopo pubblicistico: dovremmo favorire anche per loro le erogazioni liberali sostenute dall’a rt bonus». Tanto più perché oggi è naturale pensare che le Corporate Art Collection possano rientrare a pieno titolo nei criteri di responsabilità sociale e nell’informativa legata agli aspetti ESG del bilancio sociale.

In molti le hanno già inserite nei bilanci di un nuovo modello di imprenditorialità ispirata alla «Corporate Cultural Responsibility» che vede le imprese come motore per l’affermazione della crescita non solo economica, ma anche civile, sociale e culturale del Paese.

Il libro e la presentazione

«Il segno dell’arte nelle imprese. Le collezioni corporate italiane per l’arte moderna e contemporanea» edito da Marsilio Arte sarà presentato a Torino il 6 maggio alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo alle 14,30. Tra i presenti Marco Gay, presidente Confindustria Piemonte, e Federico Mollicone, presidente Commissione Cultura della Camera. Presenteranno il libro Antonio Alunni, Ilaria Bonacossa, Luca De Michelis (ad Marsilio Arte) e Katia Da Ros che concluderà i lavori della tavola rotonda.

Fonte: Il Sole 24 Ore