Collezioni e garanzie protagoniste da Sotheby’s New York

Collezioni e garanzie protagoniste da Sotheby’s New York

La serata in tre parti proposta da Sotheby’s la sera del 15 maggio a New York ha chiuso il calendario confermando i trend emersi sin dall’inizio della settimana: il mercato di fascia alta resiste grazie alle garanzie, ma la partecipazione è molto ridotta, tranne che per opere effettivamente rare sul mercato, dalle stime ragionevoli, e di artisti affermati. Il risultato complessivo di 186,1 milioni di $, a metà delle stime complessive pre-asta, è dovuto alla somma di due cataloghi di altrettante collezioni, cui ha fatto seguito il catalogo generale che ha portato 127,1 milioni di $. Dei 68 lotti proposti solo tre sono rimasti invenduti, ma la metà erano garantiti da parti terze, praticamente tutti quelli di maggior peso.

La collezione Gladstone

Le 12 opere dalla collezione della storica gallerista Barbara Gladstone hanno aperto le vendite, con risultati incerti: anche perché uno solo risultava garantito, ‘Man Crazy Nurse’ della omonima serie dipinta da Richard Prince, che è probabilmente finita al garante sotto la stima a 3,5 milioni, che con le commissioni sfiorano la stima bassa di 4 milioni di $, molto sotto i record recenti per questa serie. Un altro lavoro di Prince ma della serie sei ‘jokes’ ‘Are you Kidding?’ ha portato altri 3,5 milioni di $, una parte significativa del totale di 18,5 milioni di $, con risultati oltre le aspettative per Thomas Schutte, On Kawara e sopratutto Carroll Dunham contesa fino a raddoppiare la stima a 762mila $, nuovo record per l’artista. La provenienza ha quindi aiutato ma in misura selettiva.

Spazialismo e Arte Povera dalla collezione Danielle Luxembourg

La provenienza e la cautela relativa nelle stime hanno, invece, portato a risultati oltre le aspettative del secondo catalogo, una selezione di 15 lotti focalizzati sull’arte italiana ed americana a cavallo fra anni ‘60 e ‘70 di proprietà della gallerista Danielle Luxembourg. Ben 12 dei 15 lotti erano protetti da garanzie di parte terza, che si sono rivelate inutili poiché hanno ricevuto rilanci talora anche protratti, come nel caso dello storico ‘specchio’ di Michelangelo Pistoletto raffigurante ‘Maria nuda’ nel 1969, eseguito con tecnica pittorica su velina incollata alla superficie riflettente, finito al cliente di Claudia Dwek, responsabile della casa d’asta per l’Italia, a 3,4 milioni di $, oltre tre volte la stima bassa.

Solo due rilanci, invece, per la rara ‘Fine di Dio’ di Fontana del 1963, che raggiunge 14,5 milioni entro la stima di 12-18 milioni di $, e verso la metà dei prezzi record per questa serie di solo 38 lavori. Altri 2,6 milioni di $ di ricavo sono dovuti a quattro lavori di Lucio Fontana, mentre sempre per l’arte italiana è stato lungamente conteso un ‘Tappeto’ di Pino Pascali del 1968 aggiudicato a 1,6 milioni di $, quattro volte le stima bassa. I due ‘mobile’ di Calder portano altri 10,6 milioni di $, guidati da ‘Armanda’ del 1946 a 6,4 milioni di $. Conferme tutto sommato positive quindi per l’arte italiana del dopoguerra.

Il catalogo generale

Il catalogo di 43 lotti, scesi a 41 dopo due ritiri, era protetto da una ventina di garanzie di terzi, e ha portato 127,1 milioni di $ con tre invenduti fra cui spicca il lavoro di Cecily Brown ‘Burkini Kill’ del 2016 stimato 1,8-2,5 milioni di $. Un contributo importante viene dai nove lavori di Roy Lichtenstein provenienti dalla sua successione, tutti garantiti, per un totale di 29 milioni di $, oltre le aspettative, guidati da ‘Reflections: Art’ che sfiora 5,5 milioni di $.

Fonte: Il Sole 24 Ore