Combustibile da rifiuti, in Italia potenziale da 10 milioni di tonnellate

Combustibile da rifiuti, in Italia potenziale da 10 milioni di tonnellate

«Il combustibile solido secondario (Css, ndr) ha un potere calorifero paragonabile a quello del carbone, ma un impatto ambientale ed economico molto minore: abbatte sia la produzione di CO2, fino al 70%, sia i costi di approvvigionamento di chi lo usa, portando un importante risparmio, che si riflette d’altra parte su un guadagno per chi lo produce. Il suo utilizzo inoltre concorre agli obiettivi europei di riduzione dei rifiuti in discarica. Senza contare che potrà essere di prossimità, annullando lunghi viaggi all’estero». Lucia Leonessi, direttrice generale di Confindustria Cisambiente, sintetizza così i benefici ambientali ed economici del Css. Il suo utilizzo nelle cementerie è stato ora promosso dalla misura, contenuta nel Ddl Semplificazione, che ha ricevuto il via libera dal consiglio dei ministri lunedì scorso.

La filiera italiana

«Siamo molto soddisfatti di questa norma. È una battaglia che abbiamo intrapreso fin dalla nostra nascita, nel 2016, visto che il decreto Clini dichiarava la conformità del Css già nel 2013. Abbiamo tra i nostri associati tutti i produttori di questo materiale, che negli anni hanno creato una filiera italiana di valore. Ora si aprono nuove prospettive: l’importazione di rifiuti per produrlo, la lavorazione degli scarti tessili, la valutazione dell’opzione del Css per alimentare le centrali a carbone ora in chiusura. Può essere un’occasione di ulteriore crescita del Paese».

Anche Giuseppe Dalena, presidente di Airec (l’associazione dentro Cisambiente delle aziende che producono Css), ha accolto con entusiasmo la nuova norma: «Abbiamo al momento raccolto l’adesione di sedici produttori, diversamente dislocati sul territorio nazionale, che rappresentano una capacità potenziale annua di circa 1,5 milioni di tonnellate destinate all’approvvigionamento di cementerie in Italia e all’estero. In generale, nel nostro Paese, oggi si producono circa 3 milioni di tonnellate di Css: a tanto aumenta la capacità di assorbimento di impianti di recupero energetico italiani ed esteri, contando oltre alle cementerie anche altri poli dedicati alla produzione di energia. Questi numeri potrebbero, per gli effetti della nuova norma, tendere a 10 milioni di tonnellate, incentivando anche la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di energia da Css».

Lo sbocco estero

Dalena sottolinea come la semplificazione dell’uso del Css nelle cementerie italiane manterrebbe il combustibile nel nostro mercato nazionale riducendone l’esportazione, ad oggi ancora importante a causa dell’assenza di sbocco sul mercato locale: «Non si dimentichi che all’estero le cementerie producono l’energia di cui necessitano con il nostro combustibile».

Fonte: Il Sole 24 Ore