
Combustibili fossili, investimenti in calo per la prima volta dal Covid
Anche per questo forse è quasi esclusivamente il petrolio a frenare gli investimenti nell’Oil &Gas. Nell’upstream dovrebbero scendere a 570 miliardi di dollari (-4%), ma per il gas è prevista una relativa stabilità, giustificata dal fatto che la spesa per nuovi impianti di Gnl continua a correre: «La traiettoria è fortemente al rialzo», sottolinea l’Aie, prevedendo che «tra il 2026 e il 2028 il mercato globale del Gnl sperimenterà la maggior crescita di capacità di sempre», al traino di Stati Uniti e Qatar.
È d’altra parte proprio negli Usa che si prospetta la frenata più brusca in assoluto per gli investimenti nei fossili: -10% nelle aree di shale oil, dove le attività sono più flessibili e più sensibili alle variazioni di prezzo che alle esortazioni di Donald Trump ad intensificare le trivellazioni.
Anche le Major petrolifere occidentali comunque tirano la cinghia, limando per la prima volta dal 2021 il capex, a livelli «ben al di sotto del 2015» e per il terzo anno consecutivo inferiori a quanto invece redistribuiscono agli azionisti sotto forma di dividendi e buyback.
Nell’Oil&Gas le compagnie statali del Medio Oriente e dell’Asia in generale, scrive l’Aie, «ora contano per il 40% degli investimenti upstream rispetto al 25% nel 2015». Le Noc (National Oil Companies) mediorientali, tra cui Saudi Aramco, superano da sole il 20%, un record storico.
Quanto alla raffinazione di petrolio, gli investimenti nel 2025 crolleranno ai minimi da dieci anni nel mondo, sotto 30 miliardi di dollari: qualche nuovo impianto aprirà nei Paesi emergenti, ma l’aumento di capacità (1,1 milioni di barili al giorno, soprattutto in Cina e India) sarà quasi interamente compensato da ulteriori chiusure in Nord America ed Europa. La crescita sarà quindi vicina allo zero.
Fonte: Il Sole 24 Ore