Come cambierà OpenAi (e ChatGpt) dopo le dimissioni del fondatore Sam Altman

Mira Murati è un profilo tecnico, una esperta dell’intelligenza artificiale e farà bene. Ne sono convinti tutti, sia gli esperti che i mercati. La sostituta di Sam Altma alla guida di ChatGpt ha 34 anni è un’ingegnera meccanica con esperienze pregresse alla Goldman Sachs e Tesla ed un anno fa è stata chief technology officer di Open Ai quindi conosce bene il suo chatbot. Per quanto sia stata annunciata come una nomina ad interim – ovvero momentanea – per la fase transitoria è il profilo giusto per rimettere in caraggiata OpenAi. Anche se come scrive The Verge, alcuni investitori vorrebbero il ritorno di Sam Altman come Ceo, probabilmente anche per disinnescare il rischio di una fuoriuscita di dipendenti e manager qualora il papà di ChatGpr decidesse di lanciare una nuova startup. Non sappiamo esattamente i motivi che hanno portato al licenziamento del suo co-fondatore ma ce li possiamo immaginare.

I segnali ultimi sono stati il blocco di nuovi account su Gpt-4, la versione a pagamento di ChatGpt e un mese di disservizi che si sono trascinato fino ai giorni nostri. Le ultime uscite di Sam Altman avevano già lasciato intravedere che qualcosa non funzionava. Definito dal New York Times l’Openheimer dei nostri tempi per avere inventato un ordigno (l’ai generativa) potenzialmente in grado di distruggere l’umanità, come è stato paventato a più riprese da più di un protagonista dell’ai Gen, Sam Altman ha cominciato a essere sempre più criptico e visionario. Qualcuno si ricorderà aqando ha definito le allucinazione dell’Ai cioè le risposte sbagliate dei chatbot non come errori ma come caratteristiche del software. “Allucination are not bug but feature”, disse che è un po’ come dire, non sono loro (le Ai) che sbagliamo siamo noi umani che non ci arriviamo. Probabilmente però il punto di rottura si è consumato con il rilascio delle Gpts, versioni personalizzate di ChatGpt. Pensate a un modello di App Store dove però la singola App la puoi “allenare” il cliente con i propri dati . Si possono infatti caricare fino a 10 documenti (max 512 Mb l’uno) con informazioni utili all’IA per svolgere un determinato compito.A pochi giorni dal rilascio di Gpt Platform qualche utente ha incominciato a segnare alcuni problemi. Per esempio, gli utenti che usano una GPT riescono a risalire alle informazioni e ai prompt che ha usato il suo ideatore per generare la sua IA. Vuole dire esporre la concorrenza ai propri asset strategici. E poi nei termini di siervizio di OpenAI non si fa riferimento divieti riguardanti materiali protetti da copyright. E poi c’è un problema di costi. Coe sapete non sappiamo quanto l’impatto energetico della Gn Ai. Chi sta usando Gpt per alimentare altri servizi ha lamanetato rallentamenti e disservizi. L’impressione è la scelta di uscire presto sul mercato con un chatbot “generalista” stia mostrando gli effetti negativi che i concorrenti come Google avevano suggerito. Le informazioni non sono segmentate e continuano ad arrivare da un parco utenti che ha rapidamento superato quota 100 milioni. Più domande vuole dire più potenza di calcolo. Come hanno avvertito in rete alcuni esperti in questo momento cht gpt e’ come un bambino poco educato che vogliono tutti ma che ancora non ha le basi per correre e rischia di essere incontrollabile.Ecco forse perché qualcuno parla di come la più grande innovazione tecnologica degli ultimi cinquant’anni rischi di diventare la più grande operazioni di marketing del secolo.

La nuova Ceo di OpenAI che ha ricordiamo contribuito a trasformare l’azienda da una startup a una delle società di intelligenza artificiale più importanti al mondo è chiamata a mettere ordine, di mettere dei confini a ChatGpt. Forse è un po’ come quando Steve Jobs fu allontanato da Apple perché troppo visionario. Anni dopo , dopo essere tornato, disse che era stata la scelta giusta.

Fonte: Il Sole 24 Ore