Come i micro-comportamenti influenzano le dinamiche di gruppo

Come i micro-comportamenti influenzano le dinamiche di gruppo

Con una serie di piccoli, semplici ma costanti e ben precisi comportamenti capaci di comunicare al resto del gruppo senso di sicurezza psicologica, ottimismo e orientamento alla coesione.

Ho letto di questo esperimento in un libro intitolato The Culture Code – The Secrets of Highly Successful Groups, scritto da Daniel Coyle. E questo esperimento, insieme a diverse altre evidenze, dimostrerebbe che uno degli ingredienti fondamentali del buon funzionamento dei gruppi non risiede tanto in quel mix di competenze, intelligenza, esperienza e leadership carismatico e coerente con i canoni classicamente intesi della capacità di guida, quanto piuttosto nel costante scambio tra i membri di quel gruppo di questi micro comportamenti fondamentalmente orientati verso un messaggio molto chiaro: “Questo gruppo è un luogo sicuro all’interno del quale possiamo sentirci intimamente connessi”.

Facciamo alcuni esempi di questi micro-comportamenti o anche solo atteggiamenti e attitudini più tipicamente legate alla sfera del linguaggio non verbale: prossimità, contatto visivo e fisico, scambi frequenti di energia ovvero parole di supporto e incoraggiamento, pacche sulle spalle, sorrisi e poi ancora dialogo costante tra tutti e alla pari, poche interruzioni, tante domande e tanto ascolto, risate, buon umore e caring costante tra le persone.

È sorprendente per me realizzare come un concetto tutto sommato già “assodato” e interiorizzato in realtà, posto ai miei occhi per la prima volta in questi termini, abbia assunto una valenza radicalmente diversa.

Inoltre, sempre così posto, questo è un punto cardine nelle riflessioni relative a temi come lo smart working. Tralasciando le solite stantie e sciocche posizioni polarizzate sugli estremi opposti, questa “chimica” dei gruppi dovrebbe farci riflettere, in fondo anche agevolmente, sulle possibili ragioni dei tassi decrescenti di engagement sempre più spesso registrati nelle organizzazioni attraverso le survey.

Fonte: Il Sole 24 Ore