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Come l’AI sta rivoluzionando il procurement: vantaggi e rischi
L’intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nei processi di sourcing dei servizi professionali, in particolare nel settore dell’information technology, offrendo alle aziende nuove opzioni per gestire con maggiore rapidità, precisione ed efficacia la selezione e la gestione dei fornitori. Secondo un’analisi condotta da Fortune Business Insights, in particolare, il mercato delle soluzioni di digital procurement comprensive degli strumenti basati su algoritmi è stato valutato 6,67 miliardi di dollari nel 2022, con una previsione di crescita fino a 13,8 miliardi di dollari entro il 2029 grazie a un tasso di crescita annuo composto del 10,9%. Un trend che riflette la visione di TimeFlow, realtà italiana in grado di sfruttare le capacità del machine learning e dell’AI generativa per aiutare i Chief Procurement Officer a costruire strategie di acquisto “data driven” e valutare con maggiore efficacia ed efficienza le competenze dei fornitori della propria azienda. L’impatto dell’intelligenza artificiale, recita in proposito l’Osservatorio condotto dalla società milanese, è pari a un raddoppio del ritorno sull’investimento rispetto ai metodi tradizionali, con alcune realtà che hanno raggiunto performance (lo confermano recenti rilevazioni di Deloitte) fino a cinque volte superiori.
«L’AI nel procurement – dice convinto Lorenzo Danese, Ceo di TimeFlow – non è una tendenza ma una necessità operativa, perché ci troviamo di fronte a un cambiamento strutturale nel modo in cui le imprese accedono a competenze e servizi: la tecnologia consente di lavorare su volumi di dati troppo ampi per l’analisi manuale, velocizzando processi e migliorando la qualità delle decisioni». Un paradigma che, dati alla mano, sembra aver trovato terreno fertile per affermarsi anche negli uffici acquisti delle medie e grandi imprese italiane, ambiti nei quali l’intelligenza artificiale è ormai entrata in una fase di scalabilità: il 53% delle grandi imprese, secondo gli indicatori elaborati di TimeFlow, ha già acquistato licenze di Gen AI, il 66% dei Chief Procurement Officer indica questa tecnologia come “high priority” e il 90% sta sperimentando o vorrebbe utilizzare agenti AI per automatizzare processi di spend-analysis, “request for x” e supplier-risk. La responsabilità dell’adozione di questi strumenti, però, non è più un’esclusiva del capo dell’ufficio acquisti. Nel 60% dei casi – conferma in proposito Danese – la cabina di regia e la governance dei progetti è condivisa con il CIO o il Chief Digital Officer in relazione all’avvenuto riallineamento di molti uffici acquisti sotto l’area IT, attuato con il fine di sfruttare competenze di data-governance e integrazione». Non mancano ovviamente le criticità, e i maggiori ostacoli emersi restano in tal senso la scarsa qualità dei dati disponibili (la evidenzia oltre il 40% dei professionisti del procurement), il gap di competenze analitiche e la difficile integrazione con i sistemi ERP e le piattaforme legacy esistenti, cui si sommano preoccupazioni diffuse in tema di privacy e sicurezza.
Eppure, come testimonia l’esperienza sul campo di TimeFlow, l’AI generativa si sta rivelando una leva cruciale nel processo di trasformazione della relazione tra buyer e vendor: tramite modelli avanzati di Natural Language Processing, infatti, è possibile interrogare grandi volumi di dati, estrarre insight specifici e valutare rapidamente la compatibilità tra le esigenze progettuali e i profili offerti dai fornitori. L’analisi dei CV e delle esperienze precedenti dei candidati può conoscere di conseguenza nuovi livelli di automazione, con l’obiettivo di portare all’attenzione del procurement aziendale (e dei manager di competenza all’interno dell’organizzazione) solo i partner più qualificati.
Entrando maggiormente nel dettaglio, le altre tecnologie che stanno impattando il sourcing IT riguardano algoritmi di skill-matching capaci di incrociare in tempo reale le esigenze progettuali con le competenze e le esperienze documentate dei fornitori, sistemi di pre-screening pilotati da intelligenza artificiale in grado di selezionare e di dare priorità ai fornitori più rilevanti per ciascuna esigenza e, non in ultimo, l’integrazione dell’AI nella e Blockchain per garantire la tracciabilità delle esperienze pregresse e dei feedback ricevuti dai fornitori.
L’adozione dell’intelligenza artificiale nel sourcing dei servizi professionali, ribadiscono ancora i portavoce dell’azienda milanese, presenta insomma vantaggi potenziali molto concreti e rilevanti ma non di meno rischi da gestire con estrema attenzione. L’opportunità di migliorare sensibilmente l’efficienza operativa, incrementare la qualità delle decisioni e rendere più oggettive le valutazioni si confronta in altre parole con le criticità legate alla trasparenza degli algoritmi, alla tracciabilità delle decisioni e alla gestione delle cosiddette “allucinazioni” dell’AI. Gli algoritmi, questo il messaggio che ribadiscono con forza da TimeFlow, non devono mai sostituire il giudizio umano, bensì potenziarlo, fornendo suggerimenti che il procurement possa comprendere, verificare e approvare. Un’intelligenza artificiale opaca rischia infatti di portare a decisioni arbitrarie o, peggio, a esclusioni immotivate di fornitori validi. Ed è per questa ragione che serve adottare sempre e comunque un approccio “human-in-the-loop”, secondo il quale la tecnologia supporta ma è la persona validare e a governare il processo di acquisto in una chiave sì moderna ma anche etica e responsabile. «Le decisioni di procurement – ha concluso in merito Danese – saranno sempre più guidate dai dati e rese più rapide ed efficaci dall’AI, ma senza mai perdere di vista il valore insostituibile dell’intuizione e dell’esperienza umana».
Fonte: Il Sole 24 Ore