come migliorare produttività e benessere

come migliorare produttività e benessere

In un ecosistema sempre più frenetico, trovare il tempo utile per un lavoro profondo, di qualità e senza interruzioni è un’esperienza eccezionale. Il 56% delle persone in Italia si sente stressata dalla mancanza di tempo e 1 su 2 denuncia una vita troppo affrettata. Il 61% dichiara di avere poco tempo libero, mentre il 46% vede la gestione del proprio tempo come un simbolo di successo. Questo dimostra come la nostra società sia permeata dalla cronopenia, ovvero la sensazione costante di non avere abbastanza tempo per ciò che si vorrebbe o si dovrebbe fare. La pressione sociale ci porta a confondere il valore del lavoro con la sua mera quantità, alimentando una cultura dell’iperproduttività che spesso si traduce in inefficienza e stress.

Lo stress e il sovraccarico di lavoro sono spesso erroneamente interpretati come segnali di impegno e professionalità. Molte persone si sentono obbligate a dimostrare il proprio valore attraverso una continua reperibilità e una visibilità costante. Questa mentalità nel concreto porta a un sovraccarico cronico che erode il benessere psicofisico, aumentando il rischio di problemi di salute. Nel nostro Paese 8 persone su 10 sono a rischio burn-out, il 76% ne manifesta almeno un sintomo e il 31,8% vive una condizione di percepito esaurimento dell’energia necessaria per governare questioni complesse.

L’atteggiamento always on è legato all’effetto dopamina, un neurotrasmettitore che regola il senso di gratificazione e ci spinge a ricercare continuamente stimoli digitali. La fruizione costante di messaggi di posta, notifiche e chat aziendali genera una dipendenza simile a quella dei social media, creando un’illusione di produttività che in realtà frammenta l’attenzione e riduce la capacità di concentrarsi su attività di valore. Questo fenomeno, unito alla cultura dello show-off e alla pratica delle riunioni disfunzionali, alimenta il desiderio di validazione esterna, portando a un ciclo di lavoro incessante e poco produttivo. Il risultato è un impatto negativo sull’autostima personale e collettiva, sul clima aziendale e sulla stabilità delle squadre nelle organizzazioni, con un turnover legato anche al desiderio di disconnessione che in Italia ha raggiunto il 34%.

Se le conseguenze del burn-out sul benessere sono evidenti, meno visibile è l’impatto sulla produttività. L’ossessione per l’attività costante diminuisce l’efficienza e la qualità del lavoro, poiché vengono a mancare gli slot necessari per un lavoro di concentrazione profonda. È quindi fondamentale creare spazi di lavoro che favoriscano la concentrazione e il pensiero e pianificare momenti di disconnessione per garantire un livello qualitativo elevato nel lavoro svolto. Alcune aziende stanno sperimentando soluzioni innovative, come le Deep Work Hours, finestre temporali in cui non sono ammesse riunioni o interruzioni digitali, per permettere alle persone di lavorare senza distrazioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore