Come trasformare il fallimento in un trampolino per il successo

Come trasformare il fallimento in un trampolino per il successo

Fino a qualche decennio fa contava solo il successo: nessuno spazio per qualsiasi forma di sconfitta. Era una cultura influenzata dall’immagine del “self made man”, l’imprenditore capace di costruire un impero partendo da zero. Steve Jobs, Bill Gates, Mark Zuckerberg erano icone della Silicon Valley capaci di trasformare in colossi mondiali piccole attività nate nel garage di casa. L’industria del cinema ne enfatizzava le storie, mostrando lusso e denaro ma nascondendo vuoto e fragilità sotto il tappeto della sceneggiatura.

Una narrativa tossica, sapientemente volta a mettere sotto i riflettori la parte di storia luccicante e patinata per lasciare nell’ombra le imperfezioni. Quella retorica del “volere e potere” che, se da un lato incoraggia a provarci, dall’altro stigmatizza chi sbaglia.

Il fallimento diventa indispensabile

Tuttavia, forse complici i social network che hanno iniziato a mostrare anche il lato più “autentico” della vita delle persone, è iniziata una controtendenza. Quando imprenditori come Elon Musk e Jeff Bezos hanno cominciato a raccontare quasi con orgoglio progetti non andati a buon fine, il fallimento è stato non solo accettato ma, a tratti, quasi celebrato. Chi non ha mai fallito non ha tentato abbastanza è una corrente di pensiero ben espressa nel libro “Fail Fast, Fail Often”, in cui gli autori R. Babineaux e J. Krumboltz sostengono che le persone di successo tendono a dedicare meno tempo alla pianificazione e più all’azione: provando innovazioni e commettendo errori hanno modo di beneficiare di esperienze e opportunità inaspettate.

Sono celebri alcuni prodotti lanciati sul mercato da grandi brand che, malgrado analisi di mercato e ingenti investimenti in marketing, si sono rivelati un buco nell’acqua: Grand Soleil, dessert di Ferrero che non è mai decollato, New Coke, versione più dolce della Coca Cola per nulla apprezzata dai consumatori, Google Glass, occhiali intelligenti con realtà aumentata che fallirono per problemi di privacy e prezzo eccessivamente elevato.

Fonte: Il Sole 24 Ore