
Con “Corda Litica” l’Arsenale evoca Pinuccio Sciola
Non è solo una questione di suoni. Perché quelle pietre, disegnate e caratterizzate da quadrati e parallelepipedi regalano e raccontano molto di più: un viaggio e un’esperienza multisensoriale e interattiva in cui tutti gli elementi si uniscono e fondono. Il suono dell’universo accompagnato poi da un mix di emozioni. Quello che Pinuccio Sciola, artista sardo di San Sperate, scomparso qualche anno fa, riusciva a regalare con le sue pietre sonanti. Ed è ispirata proprio alle «intuizioni geniali di Pinuccio Sciola», l’installazione monumentale “Lithic Chords / Corda Litica” esposta alla diciannovesima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, che ridefinisce le possibilità espressive e strutturali della pietra.
Il “Paese Museo”
Perché Sciola, che ha trasformato il centro del Campidano in cui viveva in “Paese Museo”, considerava le sue pietre “memoria dell’universo” e rifletteva sui suoni generati dalle pietre lavorate e trasformate, una volta accarezzate.
«L’installazione Lithic Chords / Corda Litica rappresenta un’evoluzione coerente e profonda delle sue intuizioni – dice Tomaso Sciola, vicepresidente della Fondazione Pinuccio Sciola -, mettendo in connessione arte, materia e suono in un dialogo che continua a ispirare il mondo dell’architettura, del design e della ricerca sonora».
Collocata nello storico Arsenale di Venezia, la struttura è lunga 21 metri ed è costituita da avanzi di pietra: nel progetto, la sinergia tra pietra e acciaio, articolata attraverso un sistema strutturale ben definito, riecheggia la meccanica interna di uno strumento a corda.
Sette i tipi di pietre utilizzati per costituire Lithic Chords e a cui corrispondono altrettanti suoni, attivati con un sistema di prossimità dinamico e interattivo. Camminando intorno alla scultura si generano melodie e armonie, provenienti da fonti nascoste alla vista. L’ultimo punto di questa installazione, poi, restituisce la summa di tutti i suoni messi insieme. Il progetto svela la flessibilità della pietra, rovesciando la percezione tradizionale che la vorrebbe rigida, pesante e immobile. Quasi una rivoluzione. «La pietra, da elemento statico, si fa organismo vivo e risonante, capace di coinvolgere i sensi e lo spirito – conclude Tomaso Sciola – Siamo grati ai progettisti e agli artisti che, con grande sensibilità e rigore, hanno saputo dar voce a questa visione. Il ritorno all’Arsenale di Venezia segna un ulteriore passo nel percorso della Fondazione verso la diffusione internazionale del linguaggio poetico e universale delle Pietre Sonore».
Fonte: Il Sole 24 Ore