
Con i buoni pasto a 10 euro soglia esente a quota 2.200 euro
Per sostenere il potere d’acquisto cresce la soglia di esenzione dei buoni pasto elettronici, che passa da 8 a 10 euro. L’aumento è disposto nell’articolo 5 del Ddl di bilancio approvato lo scorso venerdì dal Consiglio dei ministri e diventerà operativo dal 1° gennaio 2026 se supererà indenne (come appare probabile) i futuri passaggi parlamentari. La modifica è contenuta nell’articolo 51, comma 2, lettera c), del Testo unico delle imposte sui redditi (Dpr 917/1986), in cui le parole «euro 8» sono sostituite da «euro 10». La soglia prevista per i buoni pasto cartacei resterà fissata agli attuali 4 euro.
Il provvedimento interessa circa 3,5 milioni di lavoratori e riguarda un settore che in base a un’indagine Sda Bocconi genera valore per lo 0,75% del Pil nazionale, sostenendo 220mila posti di lavoro, tra occupazione diretta e indotto. Per i lavoratori – che consumano circa 20 buoni pasto elettronici al mese, al netto delle settimane di ferie – l’aumento di 2 euro è destinato a portare a un guadagno netto aggiuntivo di 440 euro annui (oggi si arriva a 1.760 euro) non soggetti a tassazione, né a contribuzione previdenziale. L’innalzamento del limite a 10 euro farà salire, quindi, l’importo annuale di esenzione a 2.200 euro.
Gli effetti della misura
Secondo i calcoli del governo, sostenuti da diverse indagini proposte negli ultimi mesi dalle aziende attive nel settore, il provvedimento avrà ricadute positive anche per l’erario. Per una ricerca Teha Group-Edenred Italia, in particolare, il minor gettito stimato tra 75 e 90 milioni, verrebbe ampiamente compensato da un aumento dei consumi che porterebbe a un maggior gettito Iva compreso tra 170 e 200 milioni, con un beneficio fiscale netto tra 95 e 110 milioni.
La soglia per le commissioni
L’innalzamento della soglia di esenzione costituirebbe la seconda novità di rilievo su uno strumento chiave del welfare aziendale: dallo scorso settembre, infatti, le commissioni applicate alle imprese, per l’accettazione dei ticket elettronici o cartacei non possono più superare il 5% del loro valore nominale. Si tratta di una disposizione che dovrebbe avere ricadute positivi anche per i consumatori, incentivando una più ampia accettazione dei buoni da parte degli esercizi commerciali. In questo contesto, il tetto di esenzione fiscale innalzato a 10 euro – un importo adeguato anche alla luce dell’inflazione, molto forte negli ultimi anni e con effetti che si sono riverberati anche sul fronte pasti – potrebbe rendere i ticket più utili e convenienti per consumatori e imprese.
Fonte: Il Sole 24 Ore