Concordato: 2,2 milioni di lettere alle partite Iva che non hanno aderito

Concordato: 2,2 milioni di lettere alle partite Iva che non hanno aderito

«Gentile contribuente, ti scrivo». Il Fisco scommette sulla “strategia dolce” delle lettere per cercare di ampliare il più possibile la platea del concordato preventivo biennale (Cpb). Dopo gli alert che erano stati diffusi per accompagnare la prima fase scaduta il 31 ottobre e il calcolo precompilato per il ravvedimento speciale sugli anni d’imposta 2018-2022, arriva ora una nuova “ondata” di comunicazioni indirizzata ai soggetti Isa che non hanno ancora scelto l’accordo biennale con le Entrate entro lo scorso 31 ottobre.

Sono circa 2,2 milioni le partite Iva soggette alle pagelle fiscali che non si erano lasciate convincere dall’appeal del reddito proposto per due anni dall’amministrazione finanziaria e dai conseguenti importi dovuti per le imposte sui redditi (Irpef o Ires) e per l’Irap. Ecco perché ora le comunicazioni sono rivolte a loro per cercare di spingerle ad accettare il reddito concordato.

La lettera, infatti, ricorda l’apertura della finestra fino al prossimo 12 dicembre per scegliere l’accordo. Una chance che però resta aperta solo per chi ha presentato la dichiarazione dei redditi entro lo scorso 31 ottobre. Per rendere maggiormente appetibile l’adesione la lettera ricorda ai contribuenti interessati che, in caso di adesioni, avranno tra l’altro «accesso a tutti i benefici premiali riconosciuti ai soggetti Isa» e potranno «optare per un’imposta sostitutiva con aliquote ridotte sul maggior reddito concordato».

Allo stesso tempo, la chiave del concordato preventivo potrà consentire anche di aprire la porta della sanatoria dei redditi per gli anni d’imposta dal 2018 al 2022. Un incentivo che il Parlamento ha voluto nella conversione del decreto Omnibus di inizio ottobre proprio per cercare di incentivare le adesioni al concordato, attraverso uno scudo concesso anche sul passato.

Sono tutti assi portanti che conducono nella direzione di massimizzare il più possibile gli incassi da concordato preventivo. Finora sono circolate solo delle stime di un gettito di 1,3 miliardi di euro (si veda «il Sole 24 Ore» del 5 novembre), ma l’obiettivo è quello di aumentare la cifra anche attraverso la riapertura al 12 dicembre anche per poter mettere a disposizione le risorse al taglio dell’Irpef sul ceto medio. Del resto, come comunicato proprio dal ministero dell’Economia in risposta a un question time di mercoledì in commissione Finanze alla Camera, «non è ancora scaduto il termine per il versamento della seconda rata di acconto», che sarà il prossimo 2 dicembre (in quanto il 30 novembre quest’anno cade di sabato). E «solo successivamente a tale data, sarà possibile, pertanto, determinare – ha chiarito il ministero dell’Economia – una prima approssimazione del gettito correlato alla adesione al concordato preventivo biennale».

Fonte: Il Sole 24 Ore