
Congedi extra, centri estivi, servizi: le aziende anticipano la manovra
Nel 2024 sono state 41.406 le donne che hanno dato le dimissioni nei primi tre anni di vita del figlio: il 68% su un totale di 60.756 richieste convalidate dall’Ispettorato nazionale del lavoro. I padri che hanno dato le dimissioni entro i primi tre anni di vita del figlio sono stati 18.048.
Il tasso di occupazione femminile in Italia è del 53,7%, in crescita rispetto agli ultimi anni, ma molto distante dalla media europea (66%).
«L’introduzione di misure e finanziamenti strutturali per la conciliazione vita-lavoro potrebbe servire a superare la frammentazione degli interventi attuali, e anche a supportare le piccole e micro-imprese, che hanno più difficoltà ad avviare azioni in questo campo, rispetto alle grandi aziende», spiega Valentino Santoni, ricercatore di Percorsi di secondo welfare, laboratorio di ricerca legato al dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’Università di Milano.
In un contesto produttivo come quello italiano, dove le microimprese (sotto 10 addetti) sono il 95% e impiegano quasi la metà dei lavoratori, è effettivamente un limite che i programmi di welfare e di conciliazione possano essere finanziati e organizzati soltanto dalle grandi aziende.
Le iniziative delle aziende
Una delle azioni più diffuse negli ultimi anni, fra le aziende che hanno messo in campo programmi di conciliazione vita-lavoro, è l’integrazione dei congedi parentali indennizzati dallo Stato all’80% per i primi tre mesi. Il gruppo Campari, ad esempio, ha avviato una Global parental leave policy, con 20 settimane di congedo retribuito per i caregiver primari e 12 per i secondari. Per questa policy, si è aggiudicato recentemente il premio Best Hr Team di Hrc Community, network internazionale di manager delle risorse umane. «Le politiche di conciliazione – spiega Marco Gallo, managing director di Hrc – non sono più un tema opzionale: sono la condizione per trattenere i talenti e in particolare per non disperdere le competenze femminili dopo la maternità».
Fonte: Il Sole 24 Ore