Consultazione pubblica per definire gli avvisi del fondo di 151 milioni per le imprese

Consultazione pubblica per definire gli avvisi del fondo di 151 milioni per le imprese

Sul sito del Programma Nazionale Cultura 2021-2027 è online, fino al 7 giugno, la consultazione pubblica per la definizione delle Linee di Indirizzo per la definizione degli avvisi dell’azione denominata “1.3.1 – Promuovere la nascita, la crescita e il posizionamento competitivo delle imprese nei settori culturali e creativi”.
L’azione prevede l’istituzione di un fondo di 151,71 milioni di euro con una dotazione in termini di finanziamento comunitario pari a 91,02 milioni di euro, a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale, mentre la parte restante è finanziata con fondi nazionali. Il fondo è rivolto al finanziamento di nuove iniziative imprenditoriali, nonché allo sviluppo e consolidamento di quelle esistenti, realizzate dalle micro, piccole e medie imprese e dai soggetti del terzo settore operanti in otto macro ambiti della filiera culturale e creativa, quali musica, audiovisivo (inclusi: film, cinema, televisione, videogiochi, software e multimedia, radio), teatro, danza ed altre arti performative, patrimonio culturale materiale e immateriale (inclusi archivi, biblioteche, musei), arti visive (inclusa fotografia), architettura e design, letteratura ed editoria, moda e artigianato artistico.

Le regioni obiettivo sono Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, a cui si sono aggiunte, Molise, e Sardegna. La gestione del fondo è affidata a un ufficio centrale del Ministero della Cultura, che a sua volta si avvale della Direzione Generale Creatività Contemporanea che tra i tanti compiti si occupa di redazione ed adozione degli avvisi pubblici, del monitoraggio e dello stato di avanzamento della spesa. La consultazione ha l’obiettivo di avviare un dialogo con gli stakeholder del settore culturale e creativo, pubblici e privati, attraverso la condivisione di otto schede tematiche, ciascuna dedicata a uno specifico ambito culturale e creativo.
Le schede mirano a raccogliere e mettere a sistema informazioni utili sul profilo delle diverse filiere e sui loro fabbisogni, includendo inoltre proposte di misure a sostegno di ciascuna filiera. L’intera operazione vede coinvolti oltre ai citati MiC e DGCC anche la società Ales – Arte Lavoro e Servizi spa che si è occupata di selezionare e coordinare i professionisti che hanno redatto le schede.

Le schede

Ogni studio settoriale, dopo la parte introduttiva, si suddivide in tre parti specifiche, lo stato dell’arte, i fabbisogni e le priorità per il comparto rispetto alle tipologie di progetti previsti dal programma. Complessivamente l’intero studio conta circa ottanta pagine ed è ricco di approfondimenti, spunti e proposte; lasciamo a chi fosse interessato l’intera lettura segnalando alcuni aspetti stimolanti. Nella scheda relativa al patrimonio culturale materiale e immateriale che include archivi, biblioteche, musei, si legge tra i fabbisogni connessi al digitale, la creazione di reti e aggregazioni, l’aggiornamento tecnologico dell’hardware e del software delle imprese, per aumentarne la competitività a livello nazionale, la co-progettazione tra pubblico e privato, e l’individuazione condivisa dei fabbisogni. Secondo lo studio serve un supporto allo sviluppo di capacità imprenditoriale, con metodologie di approccio one-to-one, che sfrutti anche le potenzialità offerte dal web, per lo sviluppo di competenze tecniche, che spaziano dal pitching dei progetti alle capacità di business planning avanzato. Tra le proposte si segnalano lo sviluppo di azioni volte a favorire l’ingresso di capitali privati, come incontri con fondi di private equity, banche e investitori istituzionali, nazionali e internazionali.

Un passo verso il contemporaneo

Nel comparto delle arti visive, che include anche le gallerie d’arte, si registra un forte ritardo nello sviluppo nelle regioni interessate. In queste aree, infatti, risiede solo l’8,2% dei collezionisti italiani di arte contemporanea, design e fotografia, con carenze analoghe nella presenza di gallerie e operatori commerciali. Molte province risultano prive di musei dedicati alle arti contemporanee. A differenza del Centro-Nord, dove l’ecosistema delle arti visive contemporanee è più consolidato, nelle aree obiettivo emerge la necessità di costruire un sistema solido, capace di formare e coinvolgere in modo continuativo nuovi pubblici, soprattutto tra i più giovani, anche attraverso pratiche come l’arte pubblica, la land art e la street art. Serve, quindi, attivare reti e aggregazioni, anche tramite portali digitali, per facilitare l’accesso a conoscenze, informazioni e partnership. Si evidenzia la necessità di sviluppare piattaforme per la promozione delle opere d’arte; implementare le infrastrutture tecnologiche e garantire un accesso user-friendly alle risorse online. Il comparto potrebbe beneficiare del rientro di creativi e artisti italiani residenti all’estero o dell’attivazione di progetti di residenza di artisti e creativi stranieri, così da fertilizzare aree ricettive prive di competenze e allinearle alle migliori pratiche internazionali.
Tra le azioni di sviluppo auspicate vi sono la creazione di applicazioni e piattaforme digitali per mettere in rete luoghi d’arte, spazi espositivi polifunzionali, artisti, fotografi, creativi, artigiani e tradizioni locali, nonché la partecipazione a fiere, borse e forum di settore, in Italia e all’estero, per promuovere le iniziative sperimentali avviate da realtà locali. Lo sviluppo di nuovi modelli di business per la produzione e distribuzione di opere d’arte, basati su tecnologie digitali; l’acquisto di servizi innovativi per le imprese e gli artisti come la consulenza legale e fiscale, il supporto alla comunicazione e al fundraising, organizzazione di incontri con buyer esteri, assistenza specialistica nelle tematiche internazionali per orientarsi sui nuovi mercati. Nella scheda dedicata ad architettura e design si evidenzia come questi settori siano in grado di alimentare un processo tecnico-creativo capace di generare soluzioni progettuali attente anche alla gestione di scenari di lavoro mutevoli e complessi. Si pensi, ad esempio, a fenomeni diffusi anche nel settore creativo del Mezzogiorno, come la crescita dei co-working, la nascita di movimenti di auto-produzione legati ai fablab, alla manifattura digitale e agli incubatori di start-up, fino alle forme di lavoro agile sviluppatesi durante la pandemia da Covid-19. Queste dinamiche hanno offerto a molti giovani operatori culturali qualificati, precedentemente emigrati al Nord, l’opportunità di rientrare nei territori di origine per lavorare da remoto. Si propone, quindi, lo sviluppo di progetti di riconversione di spazi ex-industriali e di nuovi ambienti multi-funzione, dedicati a percorsi di incubazione, attività laboratoriali, di sperimentazione e co-creazione condivisa per lo sviluppo dell’innovazione aperta. Lo sviluppo di nuovi processi che valorizzino il recupero, anche attraverso rielaborazioni innovative, di tecniche produttive legate alle tradizioni artigianali e artistiche distintive del territorio. Gli stakeholder possono inviare i propri contributi tramite un apposito modulo; al termine della consultazione le proposte ritenute valide potranno essere recepite nel documento delle “Linee d’Indirizzo” che accompagnerà gli avvisi.

Fonte: Il Sole 24 Ore