Contratti, test d’autunno per i rinnovi attesi da 3 lavoratori su 10

Contratti, test d’autunno per i rinnovi attesi da 3 lavoratori su 10

Il test d’autunno per i rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro si apre nello spiraglio di luce della proposta nella manovra, approvata, di una riduzione dell’aliquota fiscale sugli aumenti e sui premi entro determinati redditi, arrivata dal Ministro del Lavoro, Marina Calderone, anche con l’obiettivo di dare impulso ai negoziati. Ai blocchi di partenza ci sono quasi sei milioni di lavoratori di molte categorie. L’ultimo dato Istat dice che i lavoratori in attesa di rinnovo sono oltre 4 su 10 (43,1%), se consideriamo il totale economia che comprende circa 13 milioni di addetti tra pubblico e privato. Nel privato dove si assiste a un forte attivismo, ad attendere il rinnovo sono 3 addetti su 10 (28,1%), circa 3 milioni, metà dei quali rappresentati dai metalmeccanici.

I contratti dell’industria

Se prendiamo i contratti del sistema Confindustria, i lavoratori dipendenti interessati dai rinnovi sono 5,9 milioni e, ad oggi, sono 3,3 milioni (il 56,1 per cento del totale) gli addetti che hanno un contratto in vigore. Per 377mila di questi, il contratto è in scadenza nella seconda parte di quest’anno. Stiamo parlando, per esempio, del settore gomma plastica dove i sindacati hanno già presentato la piattaforma rivendicativa con cui chiedono alla Federazione di settore un aumento di 235 euro complessivi per il triennio 2026-2028. La trattativa si è già aperta con la volontà delle parti di entrare rapidamente nel merito, anche se il contratto scade a fine anno. Stessa cifra, 235 euro, è stata richiesta per il rinnovo del contratto vetro, lampade e display. È già arrivata anche la piattaforma delle lavanderie industriali con una richiesta ad Assosistema di 225 euro di aumento, dell’occhialeria dove le imprese rappresentate dall’Anfao hanno ricevuto la rivendicazione di un aumento di 230 euro complessivi nel triennio 2026-2028, la stessa cifra richiesta per il settore Penne e spazzole. In dirittura d’arrivo anche la piattaforma dei 200mila lavoratori del Legno arredo. A questi si aggiungono 560mila (il 9,5 per cento del totale) lavoratori con contratti scaduti da non molto tempo (non oltre 12 mesi) e 1,7 milioni (il 29,4 per cento) interessati da contratti scaduti da più tempo, tra 12 e 24 mesi. La gran parte di questi ultimi è riconducibile al contratto della metalmeccanica scaduto il 30 giugno 2024. I ritardi più lunghi, superiori a 24 mesi, interessano 300mila lavoratori (il 5,1 per cento del totale).

Il valore del contratto

Mentre le agende sindacali si infittiscono di incontri e temi da trattare, affinché la contrattazione continui a funzionare bene «è necessario che le parti sociali interpretino con tempestività i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, superando logiche meramente rivendicative», riflette il Vice Presidente di Confindustria per il Lavoro e le Relazioni Industriali, Maurizio Marchesini. Quindi «serve un modello di relazioni industriali realmente partecipativo, basato su regole chiare e condivise, che promuova il dialogo e riduca la conflittualità – spiega Marchesini – . Un modello che responsabilizzi tutti anche nella gestione delle grandi transizioni in corso, da quella tecnologica a quella demografica». Il contratto collettivo «deve infatti rappresentare lo strumento innovativo attraverso cui affrontare le sfide centrali del nostro tempo – aggiunge Marchesini -: la piena valorizzazione del lavoro, un capitalismo responsabile, la promozione della competitività, la tutela dei diritti e la sostenibilità».

Le trattative avanzate, da tute blu a tlc

Tra i contratti da rinnovare il più grande per numero di addetti interessati, circa 1,5 milioni, è senz’altro quello dei metalmeccanici dove il negoziato è ripartito in queste settimane attraverso una serie di tavoli tecnici. Quello su cui si svolge la prova del nove, prende il titolo di salario. Le posizioni di Federmeccanica e Assistal e Fiom, Fim e Uilm sono ancora distanti: i sindacati chiedono poco più di 280 euro di aumento sui minimi a livello C3 nel triennio giugno 2024-giugno 2027, andando oltre l’inflazione Ipca Nei, mentre le imprese fanno riferimento all’andamento dell’inflazione IPCA Nei e al welfare, affermando che va trovato un equilibrio complessivo nel perimetro del Patto della Fabbrica. La trattativa va avanti, le imprese parlano di diverse distanze ma anche di margine di possibile convergenza, e sono già stati convocati altri incontri. Dopo l’apertura della scorsa estate si è invece nuovamente arenato il negoziato delle farmacie private e resta incerta la partita nel settore socioassistenziale, mentre proseguono gli incontri nelle telecomunicazioni tra Asstel e Slc, Fistel e Uilcom con l’obiettivo di arrivare a sintesi a breve, già nelle prossime settimane.

Fonte: Il Sole 24 Ore