Copernicus: febbraio 2024 il più caldo mai registrato sulla Terra. Record per nono mese consecutivo

Quello appena trascorso è stato il mese di febbraio più caldo mai registrato al mondo, parte di una serie di nove record mensili consecutivi, con temperature ben al di sopra della norma in Europa. Lo ha annunciato Copernicus. Secondo il bollettino mensile dell’Osservatorio europeo, a febbraio si è raggiunta una temperatura dell’aria di 13,54°C in media, pari a 1,77°C sopra la media di febbraio nel periodo 1850-1900. Inoltre, particolarmente calda anche la temperatura degli oceani, che contribuisce in gran parte a questa straordinaria serie.

Nel mese di febbraio si è raggiunto un nuovo record assoluto, con 21,06°C registrati sulla superficie dei mari, escluse le zone vicine ai poli.

Nuovi record di temperatura

Per il nono mese consecutivo, la Terra ha superato i record di calore a livello mondiale: febbraio, l’inverno nel suo complesso e gli oceani del mondo hanno stabilito nuovi record di temperatura. L’ultimo record di questa striscia di caldo globale alimentata dai cambiamenti climatici comprende le temperature della superficie del mare che non sono state solo le più calde di febbraio, ma hanno eclissato qualsiasi mese su record, superando la soglia dell’agosto 2023 e aumentando ancora alla fine del mese. Inoltre, febbraio, così come i due mesi invernali precedenti, ha superato di gran lunga la soglia stabilita a livello internazionale per il riscaldamento a lungo termine, ha riferito Copernicus. L’ultimo mese che non ha stabilito un record per il mese più caldo è stato il maggio 2023, che ha preceduto di poco il 2020 e il 2016. I record di Copernicus sono caduti regolarmente da giugno in poi. Il mese di febbraio 2024 ha registrato una media di 13,54 gradi Celsius, battendo il vecchio record del 2016 di circa un ottavo di grado. Secondo i calcoli di Copernicus, febbraio è stato più caldo di 1,77 gradi Celsius rispetto alla fine del XIX secolo. Solo lo scorso dicembre il mese di febbraio ha superato i livelli preindustriali.

Fonte: Il Sole 24 Ore