
Cosa è la “singolarità gentile” di Sam Altman il Ceo di OpenAi?
La timeline dell’accelerazione
Secondo le previsioni del CEO di OpenAI, il 2025 ha già visto l’arrivo di agenti in grado di svolgere vero lavoro cognitivo – “scrivere codice informatico non sarà mai più lo stesso”. Il 2026 dovrebbe portare sistemi capaci di intuizioni completamente nuove, mentre il 2027 potrebbe vedere robot operativi nel mondo fisico. Ma è negli anni 2030 che Altman prevede la vera svolta: “Intelligenza ed energia – idee e capacità di realizzarle – diventeranno estremamente abbondanti”. Due fattori che sono stati storicamente i principali limitatori del progresso umano.
Sfide e opportunità economiche
Il quadro non è privo di criticità. Altman riconosce che “intere classi di lavori spariranno”, ma argomenta che il mondo diventerà così ricco così velocemente da permettere di “considerare seriamente nuove idee politiche che non potevamo permetterci prima”. L’analogia storica è quella della rivoluzione industriale: un contadino di sussistenza di mille anni fa guarderebbe molti dei nostri lavori attuali come “finti lavori”, pensando che stiamo solo giocando per intrattenerci. Altman spera che tra mille anni i nostri discendenti vedranno i loro lavori come “molto finti”, ma incredibilmente importanti e soddisfacenti per chi li svolge.
La strada verso la superintelligenza distribuita
La strategia proposta da Altman per gestire questa transizione si articola su due pilastri fondamentali. Il primo è quello di risolvere il problema dell’allineamento: garantire che i sistemi AI imparino e agiscano verso quello che “collettivamente vogliamo davvero a lungo termine”, ovvero, che l’AI agisca per noi, non contro di noi (Altman cita i feed dei social media come esempio di AI disallineata – incredibilmente efficace nel tenerci incollati allo schermo, ma sfruttando meccanismi cerebrali che vanno contro le nostre preferenze a lungo termine). E poi quello di rendere la superintelligenza economica, ampiamente disponibile e non troppo concentrata in singole persone, aziende o paesi. “Dare agli utenti molta libertà, entro ampi confini che la società deve decidere, sembra molto importante”, conclude Altman.
“Stiamo costruendo un cervello per il mondo”, dichiara Altman riferendosi all’intera industria AI. Un cervello estremamente personalizzato e facile da usare per tutti, dove il limite sarà rappresentato dalle buone idee più che dalle capacità tecniche. La promessa finale è audace: “Un’intelligenza troppo economica da misurare è ben alla nostra portata”. E se nel 2020 le previsioni attuali sembravano folli, Altman ricorda che anche descrivere nel 2020 dove saremmo arrivati oggi sarebbe suonato “probabilmente più folle delle nostre attuali previsioni sul 2030”. La scommessa è chiara: scalare “dolcemente, esponenzialmente e senza intoppi attraverso la superintelligenza”. Una singolarità gentile che, se realizzata, trasformerebbe per sempre il nostro rapporto con il lavoro, la creatività e il progresso stesso.
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Fonte: Il Sole 24 Ore