Cosa succede con la proposta di Meloni di estendere a Kiev l’articolo 5 Nato: «Può scattare l’intervento armato anche dell’Italia»

Cosa succede con la proposta di Meloni di estendere a Kiev l’articolo 5 Nato: «Può scattare l’intervento armato anche dell’Italia»

Il governo di Kiev guarda con interesse alla proposta della premier italiana Giorgia Meloni di estendere l’articolo 5 della Nato all’Ucraina. La proposta è stata rilanciata in occasione del Consiglio europeo informale. «Sulle truppe europee sono molto molto perplessa, non lo considero efficace – ha detto il presidente del Consiglio -. Escludo che possano essere inviati soldati italiani. Meglio pensare a soluzioni più durature. Estendere l’articolo 5 della Nato sarebbe una soluzione duratura». «Accogliamo con favore questa dichiarazione come parte della discussione sulla fornitura all’Ucraina di garanzie di sicurezza a lungo termine e sulle garanzie di sicurezza e pace in generale», ha detto a stretto giro il portavoce del ministero degli Esteri Heorhii Tykhyi in un briefing a Kiev, come riporta la Reuters sul proprio sito. «Per quanto riguarda questa proposta, siamo in contatto con i nostri colleghi italiani per chiarirne i dettagli», ha spiegato Tykhyi. «Se si applica l’articolo 5 all’Ucraina gli Stati Nato sono obbligati a intervenire in legittima difesa, se necessario con la forza armata», sottolinea Natalino Ronzitti, Professore emerito di Diritto internazionale presso l’università Luiss (Roma). Di fatto «aumenterebbe il rischio di una Terza guerra mondiale», aggiunge.

Che cosa dice l’articolo 5

L’articolo 5 delTrattato del Nord Atlantico, firmato a Washington il 4 aprile 1949 e istitutivo della Nato, prevede che un attacco armato contro uno Stato membro sia considerato quale attacco diretto contro tutte le parti, impegnando ognuna ad assistere la parte o le parti attaccate, facendo ricorso, se necessario, all’impiego della forza armata. «Le parti – racita il testo – convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali».

I 12 paesi fondatori dell’Alleanza atlantica sono Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Stati Uniti, cui si sono aggiunti nel tempo Albania, Bulgaria, Croazia, Estonia, Finlandia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania, Macedonia del Nord, Montenegro, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Turchia, Ungheria, e da ultimo la Svezia, per un totale di 32 membri.

Professore, qual è la procedura per estendere l’applicazione dell’articolo 5 all’Ucraina. Serve un nuovo trattato internazionale, sottoscritto dallo stesso numero di Stati che ha sottoscritto il 4 aprile 1949 il Trattato del Nord Atlantico?

Ragiono a voce alta. È sufficiente un accordo tra i paesi Nato e l’Ucraina. Va però ricordato che l’articolo 5 dice che si prenderanno le misure necessarie, ma non è detto che scatti in maniera automatica il ricorso alla forza armata. La prima volta che è stato invocato è stato per l’attacco alle Torri Gemelle: gli Usa non volevano l’applicazione, in quanto sarebbe potuto essere un intralcio a un’azione rapida da parte loro.

Fonte: Il Sole 24 Ore