Così l’Italia perde quasi 110 miliardi di euro l’anno per le leggi scritte male

Così l’Italia perde quasi 110 miliardi di euro l’anno per le leggi scritte male

In Italia convivono cifre impressionanti di testi normativi: si parla infatti di oltre 160.000 norme, mentre in Francia, Germania e Regno Unito se ne contano solo alcune migliaia. Questo eccesso legislativo genera ambiguità, sovrapposizioni e difficoltà interpretative. Questa confusione normativa rallenta notevolmente l’operatività degli uffici pubblici e dei giuristi, che, trovandosi in condizioni di incertezza, procedono con prudenza eccessiva o rinviano decisioni. Come evidenzia il giurista Giovanni Pascuzzi, spesso le leggi «non funzionano» perché non raggiungono gli scopi per cui sono state concepite: i problemi sociali restano irrisolti o addirittura si aggravano. La ragione? Leggi ambigue, piene di rinvii ad altre norme, scritte con poca chiarezza e incapaci di trasmettere chiaramente il proprio fine. Inoltre, la sovrapposizione di norme sullo stesso tema, varate in tempi ravvicinati, riduce l’efficacia complessiva, perché una legge ha bisogno di tempo e spazio per produrre effetti.

Costi economici elevatissimi

Uno studio citato da Lavoce (firmato da Tommaso Giommoni, Luigi Guiso, Claudio Michelacci e Massimo Morelli) evidenzia che se le leggi italiane fossero scritte con la stessa chiarezza della Costituzione, il Pil nazionale aumenterebbe di circa il 5%, ovvero quasi 110 miliardi di euro all’anno. Questa stima, risalente all’inizio di agosto 2025, quantifica in termini macro l’impatto negativo della scarsa comprensibilità normativa. Anche più recentemente, un gruppo di economisti ha stimato il costo derivante da frasi lunghe, contorte e difficili da interpretare: ne risulta una cifra significativa, descritta dal titolo stesso dell’articolo come “tanti miliardi” persi a causa delle leggi scritte male. Sebbene non vengano forniti altri dettagli numerici, il corredo lessicale (“tanti miliardi”) compensa il dato macronumerico, rafforzando il concetto di una perdita economica grave ma spesso invisibile. Un “costo occulto” per imprese e Paese dovuto a leggi poco chiare, sottolineando come queste rendano difficoltosa l’interpretazione e quindi la conformità. Le leggi scritte male non solo penalizzano l’economia, ma compromettono anche la fiducia nelle istituzioni — alimentando corruzione, concussione e inefficienza. Quando un testo normativo è oscuro o contraddittorio, si può creare terreno fertile per interpretazioni arbitrarie o opportunistiche

Possibili soluzioni

Una proposta avanzata dal Parlamento (seppur del 2021) mira a istituire una commissione incaricata di spiegare meglio le leggi approvate, sintetizzandole in modo semplice e chiaro, una commissione che sintetizzi e chiarisca i testi approvati, spesso incomprensibili, un primo passo concreto verso una maggiore trasparenza normativa. In Spagna, la magistrata Gloria Poyatos del Tribunale superiore di giustizia delle Canarie ha fatto un gesto simbolico ed efficace: ha riscritto una sentenza in linguaggio tale che anche un bambino di 10 anni potesse comprenderla, dimostrando che la semplificazione è possibile e efficace. La quantità smodata di norme, spesso contraddittorie o scritte male, complica il campo operativo degli attori pubblici e privati. Le leggi ambigue contribuiscono a un allontanamento tra obiettivi dichiarati e risultati concreti, vanificando l’impatto legislativo. Il costo economico complessivo è stimato in circa 110 miliardi di euro l’anno solo in termini di Pil potenziale, oltre a perdite economiche aggiuntive legate alla scarsa comprensibilità individuale. Il disordine normativo alimenta inefficienze e rischi strettamente legati alla governance e alla fiducia pubblica. Esistono strategie di riforma, come commissioni di semplificazione e casi pratici di linguaggio chiaro nel diritto applicato, che possono costituire modelli per una rinnovata cultura normativa.

Fonte: Il Sole 24 Ore