Così riscaldamento globale e inquinamento indeboliscono spermatozoi e fertilità maschile

Così riscaldamento globale e inquinamento indeboliscono spermatozoi e fertilità maschile

L’Italia è uno dei Paesi con il tasso di natalità più bassi al mondo. Un dato allarmante che trova radici in molteplici fattori socioeconomici e culturali, ma anche in cause fisiologiche spesso sottovalutate. Tra queste, emerge con forza l’impatto della crisi climatica, dell’aumento delle temperature e dell’inquinamento ambientale sulla fertilità maschile. Una ricerca italiana pubblicata sull’ultimo numero di Journal of Assisted Reproduction and Genetics ha messo in luce come l’esposizione a inquinanti chimici, atmosferici e l’aumento delle temperature nelle città abbiano effetti negativi sulla qualità dello sperma. «Ci sono molti lavori scientifici che dimostrano come questi inquinanti ambientali, spesso definiti perturbatori endocrini, possano avere un impatto negativo sulla salute riproduttiva – spiega il professor Daniele Gianfrilli, uno degli autori dello studio, endocrinologo ed esperto di medicina della riproduzione della Sapienza Università di Roma –. Ma l’elemento indagato ora è che anche il calore ha un ruolo preciso: il rialzo delle temperature tipico delle città, per la loro conformazione e la mancanza di verde, comporta un peggioramento della qualità del liquido seminale». Lo studio ha analizzato i dati degli ultimi dieci anni sull’esposizione a inquinanti chimici, particolato atmosferico e temperature elevate. I risultati dimostrano come questi fattori riducano concentrazione, motilità e morfologia degli spermatozoi.

Perché il calore danneggia la fertilità?

Il funzionamento del sistema riproduttivo maschile è particolarmente sensibile alle variazioni termiche. I testicoli dell’uomo, per funzionare correttamente, devono essere a una temperatura più bassa rispetto a quella corporea, «tanto è vero che sono nella sacca scrotale, cioè sono esterni al nostro addome, a differenza dell’ovaio delle donne, proprio perché devono stare a una temperatura di uno-due gradi più bassa» sottolinea ancora Gianfrilli. Dunque, quando le temperature ambientali aumentano in modo costante e prolungato, come accade sempre più frequentemente nelle città a causa dei cambiamenti climatici e delle ondate di calore, anche i testicoli subiscono questo stress termico. «Ormai diversi studi dimostrano come le alte temperature a cui sono esposti alcuni lavoratori o chi si sottopone frequentemente a saune possano incidere sulla produzione di spermatozoi», aggiunge il professore, evidenziando come l’effetto, seppur reversibile in certi casi, possa avere conseguenze sulla fertilità dell’intera popolazione urbana.

One Health: la salute urbana per il benessere collettivo

Il legame tra ambiente urbano e salute riproduttiva si inserisce pienamente nel paradigma One Health, il concetto che interconnette la salute dell’ambiente con quella umana e animale. «L’ambiente urbano deve essere studiato, valutato e bisogna incidere con interventi fattivi ed efficaci per far sì che sia un ambiente salutare e non un ambiente che danneggia la salute e il benessere del cittadino» riflette Gianfrilli. Questa visione è tanto più cruciale considerando che la maggior parte della popolazione mondiale vive ormai in grandi aggregati urbani, dove l’esposizione agli inquinanti è maggiore e costante. Per affrontare queste sfide, Gianfrilli lavora con il professor Andrea Lenzi per la Cattedra UNESCO sulla salute urbana della Sapienza che si dedica alla formazione di amministratori pubblici e professionisti sanitari, sviluppando ricerche epidemiologiche e raccomandazioni per contrastare inquinamento, riscaldamento e gli altri fattori che impattano sul benessere di chi vive nelle città.

La città influenza anche diabete e obesità

La fertilità maschile non è l’unica vittima dell’ambiente urbano. Obesità e diabete rappresentano patologie croniche strettamente legate alla conformazione delle città. «La conformazione urbana incide sul livello di mobilità del cittadino, per cui si tende a essere più sedentari», spiega Gianfrilli, sottolineando come «la facilità di accesso a cibo poco sano o ultraprocessato, la difficoltà di accesso a servizi sanitari, o la disponibilità di strutture e spazi per svolgere attività fisica abbiano ormai un peso significativo». Un cambiamento epocale che ha invertito i paradigmi storici: «Fino a trenta, quarant’anni fa, obesità e diabete erano patologie della classe economicamente più benestante. Adesso i dati epidemiologici mostrano come l’aumento significativo sia nei quartieri più svantaggiati e con minore alfabetizzazione sanitaria». Da qui nasce l’esigenza di strumenti divulgativi innovativi per aumentare la consapevolezza dei cittadini e orientarli verso stili di vita più salutari. È questo l’obiettivo del progetto di Terza Missione “Spillover: come ti racconto la one health” ideato dal Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive della Sapienza Università di Roma, coordinato dalla professoressa Michaela Liuccio e declinato nel podcast Spill-On-Air a cui ha partecipato lo stesso Gianfrilli per coinvolgere i cittadini su questi temi cruciali per la salute urbana.

Fonte: Il Sole 24 Ore