
costi e dettagli per utenti Aruba e Infocert
Lo aveva già deciso Aruba a febbraio. Ora è la volta di Infocert. due dei provider che oggi offrono ai cittadini il servizio di identità elettronica Spid chiederanno un pagamento, seppure di entità esigua, cancellando quindi la gratuità.
Niente di sconvolgente in realtà o di particolarmente sorprendente, visto che per i privati che offrono Spid la facoltà di chiedere la compartecipazione dei cittadini è prevista fin dalla convenzione orginaria del servizio. A curare gli aspetti regolamentari dello Spid è l’Agenzia per l’Italia digitale.
Va anche detto che ad essere interessata – con la possibilità di non esprimere il consenso, dando dunque disdetta del servizio – è una fetta esigua degli utenti Spid. Circa il 70% delle utenze è gestito da Poste Italiane che non ha annunciato la fine della gratuità.
Il pressing delle società
Il tema fa rumore perché tutti i provider coinvolti stanno attendendo da molto tempo l’erogazione del contributo loro spettante pro quota di un fondo complessivo da 40 milioni di euro che il governo aveva stanziato per sostenere i costi di gestione. Secondo alcune fonti governative i fondi, dopo una lunga attesa, dovrebbero essere sbloccati entro luglio in tempo per chiudere tra esecutivo e provider l’accordo per un rinnovo biennale della convenzione (quella attuale scadrà agli inizi di ottobre). Ma è possibile che alcune delle società interessate abbiano spinto sul pedale del servizio a pagamento per chiedere uno sblocco immediato dalle risorse, vista anche la chiusura dei bilanci al 30 giugno.
Il nodo Pnrr
Di certo il Dipartimento per la trasformazione digitale di Palazzo Chigi, che non fa ormai mistero di voler gradualmente sostituire lo Spid con l’utilizzo massivo della carta d’identità elettronica, al momento deve gestire con attenzione la fase transitoria per rispettare i targe del Pnrr.
Fonte: Il Sole 24 Ore