
Crac Fwu, faro su altre imprese assicurative estere attive in Italia
Le norme Ue consentono infatti a un’impresa di ottenere il passaporto europeo in un paese dell’Unione e di vendere anche in Italia i suoi prodotti avvalendosi di intermediari locali e di reti di broker, con una semplice società senza sede legale, quindi non vigilata, in regime di libera prestazione di servizi.
La supervisione spetta all’autorità del paese dove il passaporto è stato ottenuto la quale ha molto spesso mezzi e pratiche non adeguati (basti pensare al Lussemburgo) rispetto alla mole di lavoro da controllare, oppure meno stringenti. Una situazione certo non nota alla stragrande maggioranza dei clienti italiani come hanno sottolineato le associazioni dei consumatori che chiedono più trasparenza e informazione.
L’Ivass ha potuto solo, nei mesi scorsi, diffondere degli avvisi senza però bloccare la vendita delle polizze. E alle autorità del Lussemburgo, la Caa e il Tribunale e all’austriaca Finanzmarktaufsicht, spetterà quindi la gestione della crisi della lussemburghese Fll, messa in liquidazione e della Fwu Insurance, cui fanno capo i prodotti venduti in Italia.
A differenza del comparto bancario, dove la vigilanza unica europea è stata dotata di ampli poteri a seguito della crisi finanziaria, nel comparto assicurativo non esiste una struttura simile. Esistono dei meccanismi di coordinamento tra le autorità di vigilanza, permanenti nel caso dei grandi gruppi, o attivabili in situazioni di crisi che interessano più paesi.
Il segretario generale dell’Ivass Stefano De Polis l’ha così riassunta in un intevento venerdi: “l’attività di vigilanza è al momento meno omogenea in termini di sistematicità e intensità degli approcci nell’ambito dei diversi Stati membri” rispetto alle norme che “ sono in larga parte armonizzate a livello europeo” con “struttura e contenuti nel complesso allineati”.
Fonte: Il Sole 24 Ore