Crediti deteriorati, così potrebbero crescere i profitti per il settore

Crediti deteriorati, così potrebbero crescere i profitti per il settore

Tasso di recupero dei crediti deteriorati su, profitti dei servicer giù. Con una speranza per il settore: la risalita dei margini affidata all’eventuale scelta dello Stato di affidare ai privati la riscossione dei crediti degli enti locali. Sono, in estrema sintesi, le indicazioni che emergono dal primo «Studio italiano dedicato al settore Npe», elaborato dal centro studi Alma Iura in collaborazione con la società di consulenza EY. La ricerca sul campo, che ha coinvolto l’85% degli operatori del mercato, è uno degli argomenti del XII Congresso Npl&Utp di mercoledì 29 ottobre a Verona.

Indagine (quasi) a tutto campo

Al tradizionale appuntamento annuale, in cui convergono i principali esponenti di un’industria che sta gestendo uno stock di circa 300 miliardi di crediti difficili, si vedranno i primi effetti delle contromisure prese dagli operatori al diminuito ammontare dei portafogli di Npl e Utp ceduti dalle banche, ormai giunti a un livello fisiologico.

Secondo l’indagine, il settore dei credit servicer contiene dunque gli effetti dei minori flussi di crediti deteriorati in arrivo dalle banche, con una modesta riduzione della marginalità e guarda al grande magazzino dei crediti non riscossi dello Stato come a una possibile nuova area di crescita. Non solo. Una maggiore concentrazione tra gli operatori – su tutte l’integrazione tra DoValue e Gardant e l’Opa lanciata da Banca Ifis su Illimity – e una maggiore efficienza nell’attività di recupero dei crediti ha permesso di contenere al minimo (-3%) il calo medio di redditività di un comparto che, stando ai bilanci delle principali società, mantiene comunque solidi risultati operativi.

Margini sotto pressione

Valutati attraverso l’indicatore del cost/income (costi operativi sul totale dei ricavi), la marginalità mostra una limitata riduzione del 3% dal 2022 al 2024. In questo periodo si è ridotto il numero dei “migliori” (cioè quanti mostrano una marginalità media più alta), ma anche quello degli ”ultimi della classe”. «La pressione sui margini – sottolinea Michele Thea, EY partner, Europe West Npe Leader – sta spingendo il mercato verso la direzione giusta per l’efficienza operativa, visto che i player più deboli sono in diminuzione».

Fonte: Il Sole 24 Ore