Cresce l’industria del falso, ecco la mappa dei sequestri
La mappa
Guardando la Penisola sotto la lente della contraffazione, il record dei pezzi sequestrati va al Nord Ovest (oltre 250 mln), sede di molte imprese protagoniste dell’export italiano, che già risente dello spettro dazi. Meno export, più contrabbando; più alto il costo di alcuni prodotti, più circoleranno copie e sotterfugi per calmierare i rialzi. Nella mappa dei sequestri delle Fiamme Gialle, al Nord Ovest seguono Toscana, Lazio e Marche (tra 6 e 250 mln di pezzi), poi il Nord Est, insieme a Campania, Puglia e Sicilia, quindi le altre. Ma la quantità non dice tutto.
Esempi
Nei capannoni clandestini il più delle volte si assembla merce proveniente da Cina, Thailandia, Turchia, Libano, ma capita che venga anche prodotta in Italia. La GdF ha messo i sigilli ad un opificio di 200 mq a Napoli, dove si fabbricavano capi di falsa “vera pelle”, in realtà realizzati con plastica cinese: divani, sedie, testate da letto, accessori vari. A Castenedolo, nel bresciano, è stato scoperto un capannone con 5mila profumi con etichette note e codici a barre per simulare l’autenticità. Per non parlare di tutte le volte che sono stati venduti alimenti spacciati come italiani, come è capitato nel vicentino con tonnellate di miele proveniente da Vietnam, Ungheria o Turchia. E occhieggiano ad un’italianità inesistente nella materia prima tutti quei prodotti venduti all’estero che arricchiscono il cosiddetto italian sounding, un fenomeno che determina un danno di 120 miliardi. Aumenteranno in caso di prezzi più alti con i dazi?
Vendita online
Piattaforme social e pure influencer sono i canali più usati per la vendita di merce contraffatta, spedita con pacchi. Per finti orologi di lusso, si ricorreva anche a link nascosti, come ricostruito dal Nucleo speciale frodi tecnologiche. Nelle vetrine online c’erano immagini ufficiali dei brand, con un codice identificativo associato per perfezionare la vendita sui social. Su instagram venivano venduti da Aversa, nel casertano, anche abiti e accessori di note maison, provenienti da Cina e Turchia, pagati col sistema del contrassegno, in contanti alla consegna.
Mafie e Dazi
Un’industria del falso destinata – avvertono gli inquirenti – ad aumentare nei settori che subiranno di più i dazi. Insieme ai servizi illeciti che le mafie sono pronte ad offrire per chi non volesse far ricadere sul cliente l’aumentato costo delle tariffe: frodi sull’Iva, truffe doganali, false fatturazioni, come anticipato dal Procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, dal festival dell’economia di Trento.
Fonte: Il Sole 24 Ore