
Crescono gli investimenti immateriali spinti da software, dati e intelligenza artificiale
Nel 2024 gli investimenti immateriali rappresentano quasi il 14% del Pil globale, superando quelli materiali (11%). Secondo i dati del nuovo rapporto World intangible investment highlights – pubblicato dall’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (Wipo) in collaborazione con la Luiss business school – beni come software, dati, marchi e proprietà intellettuale sono aumentati a un ritmo tre volte superiore rispetto a quelli in beni materiali come impianti, macchinari e immobili. Nelle 27 economie analizzate, nel corso del tempo gli investimenti immateriali hanno costantemente superato quelli tangibili. Dal 1995, il primo anno per cui sono disponibili dati, gli investimenti immateriali sono più che raddoppiati in termini reali, crescendo del 143%, mentre gli investimenti materiali sono cresciuti solo del 32%. «Siamo di fronte a un cambiamento strutturale nel modo in cui le economie crescono e competono. A fronte dell’incertezza globale, le imprese rafforzano gli investimenti in asset intangibili come dati, software, proprietà intellettuale e know-how. Una tendenza che avrà impatti significativi anche sulle politiche pubbliche», dichiara Daren Tang, Direttore Generale Wipo. Gli asset più dinamici sono software e banche dati, cresciuti in media del 7% annuo tra 2013 e 2022.
I paesi leader
Nei dati più recenti del 2024, tra le economie con i maggior livelli di investimenti imateriali, la Francia ha registrato la crescita più rapida degli investimeneti immateriali in termini reali (oltre il 5% dal 2023 al 2024), seguita da Regno Unito (oltre il 4%), Spagna e Danimarca (entrambe vicine al 4%) e Stati Uniti (3,5%). In questi ultimi, gli investimenti immateriali negli Usa, sono cresciuti più di cinque volte più velocemente di quelli materiali tra il 2020 e il 2024. La Francia ha seguito un andamento simile, con gli investimenti immateriali che sono cresciuti a un ritmo tre volte più veloce di quelli materiali. Questa divergenza è ancora più pronunciata in Germania, dove gli investimenti immateriali sono aumentati di oltre il 3% annuo durante il periodo, mentre quelli materiali sono diminuiti di circa l’1%. Nel Regno Unito, al contrario, gli investimenti materiali (in crescita del 4,8%) hanno leggermente superato gli investimenti immateriali (cresciuti del 4,3%) durante lo stesso periodo. L’India ha registrato la crescita più alta tra il 2011 e il 2022 (+6,6% annuo). Mentre in Brasile, gli investimenti immateriali sono aumentati del 14%, quelli materiali dell’8%
Inversione di tendenza in Giappone
L’eccezione alla tendenza è il Giappone, dove gli investimneti materiali sono storicamente cresciuti più rapidamente di quelli immateriali. Registrando un tasso di crescita dal 2013 al 2023, con un tasso di crescita annuo di circa lo 0,9%. Gli investimenti immateriali sono cresciuti più lentamente nello stesso periodo, a un tasso dello 0,6% annuo. Dal 2020, tuttavia, questa tendenza si è invertita: tra il 2020 e il 2023, gli investimenti immateriali sono cresciuti a un ritmo più rapido, con una media dell’1,2% annuo, rispetto allo 0,6% degli investimenti materiali.
Gli investimenti immateriali guidano la crescita
Dal 2008 al 2024, gli investimenti immateriali sono cresciuti in media del 4% annuo, contro l’1% di quelli materiali. La crescita persistente degli investimenti immateriali ha, in parte, compensato quello che altrimenti sarebbe stato un deficit di investimenti più grave e, per estensione, ha contribuito a sostenere la crescita della produttività. Il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale di aprile 2025 indica la cronica carenza di investimenti come una delle ragioni principali del rallentamento della produttività del lavoro dal 2010, affermando che «la riduzione del capitale dovuta alla cronica debolezza degli investimenti può spiegare circa la metà del rallentamento della crescita della produttività nelle economie avanzate e circa un terzo di quello nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo». In questo contesto, l’accelerazione degli investimenti immateriali ha svolto un ruolo mitigatore. Mentre gli investimenti in macchinari, attrezzature ed edifici sono rimasti stagnanti, le aziende hanno continuato a investire in ricerca e sviluppo, software, dati e capacità organizzative.
Fonte: Il Sole 24 Ore