Crescono le patologie ai reni: ecco due esami da fare e i consigli per tenerli in salute

Crescono le patologie ai reni: ecco due esami da fare e i consigli per tenerli in salute

In Italia circa cinque milioni di persone sono affette da malattia renale cronica (Mrc), in pratica, un adulto su dieci. E’ una patologia lenta, progressiva e nella maggior parte dei casi silente che danneggia la funzionalità renale, fino a dover ricorrere alla dialisi o al trapianto, la cui diffusione è in aumento. I dati raccolti evidenziano nel nostro Paese un incremento dei casi fino a circa il 10% negli ultimi anni, conseguente all’invecchiamento della popolazione e all’aumento del numero di persone obese, ipertese, cardiopatiche e diabetiche. Come ha evidenziato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) il 23 maggio scorso, questo scenario mette in luce come la malattia renale cronica sia una priorità per la salute pubblica per rilevanza epidemiologica, gravità, peso assistenziale ed economico. La Mrc, infatti, si colloca al primo posto nella classifica delle patologie croniche degenerative, tanto che gli esperti stimano negli ultimi trent’anni sia aumentato del 37% il ricorso alla dialisi, una procedura salva-vita per chi soffre di insufficienza renale cronica acuta o grave.

La salute renale, dunque, non può aspettare. Screening, diagnosi precoce, nuovi farmaci e una stretta collaborazione tra nefrologi e medici di Medicina Generale sono alcuni dei pilastri per contrastare la diffusione della MCR e migliorare la presa in carico dei pazienti. “Oggi più che mai, la nefrologia è chiamata a innovarsi, puntando su prevenzione, diagnosi precoce e terapie personalizzate e su una sinergia decisiva con i medici di famiglia. Società scientifiche, istituzioni, ospedali e territorio devono impegnarsi per individuare soluzioni concrete e sostenibili per dare ai malati la miglior presa in carico dei loro bisogni clinici e assistenziali”, sottolinea Luca De Nicola, presidente della Società Italiana di Nefrologia (SIN) e ordinario di Nefrologia all’Università della Campania Luigi Vanvitelli, alla vigilia del 66° Congresso Nazionale della società scientifica, in programma a Riccione dal 21 al 24 ottobre 2025.

Una malattia silente: servono controlli periodici

La MRC è una malattia sottodiagnosticata perché spesso asintomatica. Quali controlli fare e con quale frequenza? “I reni sono gli organi più intelligenti del corpo umano perché, anche se danneggiati, riescono nelle prime fasi della malattia a compensare e a non dare segnali di un malfunzionamento. E’ bene, quindi, non trascurare i controlli per una diagnosi precoce. Per le persone con un’età tra i 55 e i 70 anni e almeno un fattore di rischio tra obesità, diabete, malattie cardiovascolari e ipertensione è indicato sottoporsi a esami del sangue e delle urine una volta l’anno. I valori da tenere d’occhio sono quelli dell’albuminuria e della creatininemia. Stiamo lavorando per un progetto di legge, che prevede il coinvolgimento dei medici di Medicina Generale, per introdurre uno screening per questa tipologia di pazienti. Se diagnosticata precocemente, la malattia renale può essere trattata con i nuovi farmaci che possono addirittura portare alla remissione e rinviare la necessità della dialisi per circa ventisette anni con tutte le positive ricadute in termini di salute per il paziente, di carico assistenziale per i caregiver e di costi per il SSN”.

I costi della dialisi

L’inquadramento tempestivo della malattia e le nuove possibilità terapeutiche possono concretamente impattare sull’impiego della dialisi, un trattamento che sostituisce la funzione dei reni nell’eliminare le tossine e i liquidi in eccesso e nel mantenere gli equilibri chimici del sangue, a cui in Italia si devono sottoporre attualmente circa 50mila persone. “Ogni paziente – aggiunge De Nicola – costa circa 50mila euro l’anno alle casse del Ssn per un totale di due miliardi e mezzo di euro l’anno, circa il 2% della spesa sanitaria nazionale. La priorità, per rendere sostenibile in futuro le cure, è lavorare per una maggiore diffusione delle terapie domiciliari, come indicato dal Pnrr. Favorire, quando indicato, la dialisi peritoneale al proprio domicilio, invece della dialisi in ospedale, anche prevedendo un budget per i caregiver, potrebbe rappresentare una soluzione concreta, la direzione verso la quale tendere per contribuire a mantenere sostenibili le cure anche in futuro”.

Fonte: Il Sole 24 Ore