Criminalità, aumentano i reati di strada. Più denunce per violenze

Criminalità, aumentano i reati di strada. Più denunce per violenze

Nel 2024 i furti hanno riguardato il 44% delle denunce, in aumento del 3% su base annua. In particolare, a crescere maggiormente sono i furti in abitazione (+4,9%), i furti di autovetture (+2,3%), i furti con strappo (+1,7) e infine i furti con destrezza (+0,6%). «Bisogna sempre mettere questi dati in prospettiva», ricorda Dugato. «Se confrontati con le statistiche del 2014 – spiega – i furti risultano comunque in calo del 33 per cento. In pratica, sul lungo periodo i trend più recenti indicano una sostanziale stabilità, in particolare con alcune fattispecie di reato in risalita. E queste specificità non vanno sottovalutate». Gli incrementi più elevati sono quelli dei delitti di strada, tra cui spiccano anche le rapine (+1,8%), i reati legati agli stupefacenti (+3,9%) e le violenze sessuali (+7,5%). Salgono del 5,8% le lesioni dolose, dell’1,6% i danneggiamenti. In controtendenza contrabbando (-38%), incendi (-5,3%) e le truffe informatiche (-6,5%) che invertono la rotta dettata dalla diffusione delle tecnologie digitali.

La mappa per provincia

A destare maggiore preoccupazione, infine, è l’analisi geografica del crimine, che mette in luce una crescente concentrazione dei fenomeni criminali nelle grandi città. Tra le prime dieci province per numero di denunce ogni 100mila abitanti, figurano sette città metropolitane (si veda l’articolo a pagina 5). Dal lato opposto si distinguono per minore incidenza alcune province medio-piccole come Oristano, Potenza, Benevento, Enna, Sondrio, Treviso e Pordenone.

A influenzare i dati sono diverse variabili: «Durante il giorno le città metropolitane spesso raddoppiano, rispetto ai residenti, il numero di persone che le attraversano per turismo, lavoro o studio», osserva Dugato. L’analisi deve tenere conto di questa dimensione, che determina maggiori “opportunità criminali”, sia in termini di vittime che di autori di reati. «Nelle aree densamente popolate c’è poi una maggiore complessità – aggiunge -: la convivenza su larga scala genera maggiori conflitti. Basti pensare, per fare un esempio, ai luoghi di aggregazione della vita notturna, che spesso alimentano problematiche sul fronte della sicurezza e sono meno frequenti in zone rurali o piccoli paesi».

Resta più difficile, infine, stimare l’impatto della maggiore o minore propensione alla denuncia. Sono davvero poche – e datate – le indagini che misurano il tasso di vittimizzazione della popolazione. «Al netto di fenomeni per cui una maggiore sensibilità si traduce in più denunce, come violenze sessuali o bullismo, per il resto non abbiamo evidenza che la propensione degli italiani a denunciare sia cambiata nel tempo. È correlata a vari aspetti, che però sono rimasti pressoché stabili rispetto a 15 anni fa», conclude Dugato

Fonte: Il Sole 24 Ore