
Crisi Lear, per la fabbrica di Grugliasco c’è un piano italo-cinese
A farsi avanti per rilevare lo storico stabilimento Lear di Grugliasco c’è un imprenditore di origine cinese, ma in Italia da tre generazioni, il gruppo italo-cinese DTB Auto e una newco che si chiamerà Fipa – che sta per Fabbrica italiana produzione automobili. È quanto emerso al tavolo del Mimit che si è svolto ieri a Roma. La notizia di un potenziale investitore era emersa già qualche mese fa, dopo una crisi industriale durata anni e legata alla fine del contratto di fornitura di sedili per la Maserati, fiore all’occhiello della fabbrica alle porte di Torino. L’operazione, che dovrà passare da una prima valutazione sindacale nelle prossime settimane per arrivare ad un accordo vincolante di acquisizione, punta a creare in Italia un polo per assemblare i quadricicli elettrici a marchio Desner, già distribuiti in Italia. La proposta sul tavolo riguarda 200-250 addetti dei 370 ancora in forze alla Lear, l’obiettivo sarebbe di concludere la fase di accordo sindacale e trattativa entro fine anno per poi avviare le attività industriali, a partire da gennaio. Nel piano dell’azienda, nata dalla collaborazione tra DTB Auto, Gruppo Fassina e Gan Tou, c’è quello di assemblare le vetture con componenti e forniture importate dalla Cina per poi valutare, più avanti, come avviare potenziali collaborazioni con le imprese della filiera automotive italiana.
La Newco interessata a rilevare lo stabilimento Lear stima investimenti fino a 100 milioni di euro e si pone l’obiettivo di arrivare ad assemblare nel polo di Grugliasco fino a 20mila vetture. I modelli indicati nel piano sono due diverse tipologie di quadriciclo, L6 e L7. L’accordo, per ora non vincolante, punta dunque alla reindustrializzazione dello stabilimento di Grugliasco ed è stato salutato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, come «un progetto che si inserisce pienamente nella nostra strategia di reindustrializzazione e di rafforzamento della filiera dell’automotive, importante soprattutto in una fase di grande trasformazione del settore».
Dalla prossima settimana inizierà un ciclo di incontri a livello territoriale con i sindacati e le istituzioni locale mentre il prossimo appuntamento al Mimit è stato fissato per il 9 ottobre prossimo. «Questo progetto industriale rappresenta naturalmente una speranza per i lavoratori di Lear – scrivono Fiom, Fime Uilm in una nota – per cui come sindacato siamo pronti a iniziare un confronto serrato, ma riteniamo necessario procedere anche con prudenza, per le difficoltà insite in tutte le reindustrializzazioni e per la distanza fra il fabbisogno di lavoratori dichiarato da FIPA e l’attuale organico di Lear da ricollocare, pari a 380 persone».
Al ministero i rappresentanti dei lavoratori chiedono di verificare la forza finanziaria e di mercato dei soci investitori. «Con Lear siamo invece pronti a intraprendere un confronto su cosa potrà rimanere sul territorio torinese, sulla apertura di una procedura di uscite volontarie incentivate» mentre in una fase successiva si entrerà nel merito per discutere delle condizioni di passaggio, con le massime tutele possibili, salariali e normative, ribadiscono i metalmeccanici. «Questo risultato è il frutto di un lavoro incessante, discreto e silenzioso, coordinato e condotto dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che ha visto la collaborazione continua di Regione Piemonte, ministero del Lavoro e sindacati» sottolinea l’assessore al Lavoro del Piemonte Elena Chiorino che pochi giorni fa ha presentato i primi risultati di un progetto di formazione e riqualificazione professionale realizzato con Agenzia Piemonte Lavoro, Manpower, Scuola Camerana e Microtecnica, azienda del Gruppo Safran, per ricollocare una decina di lavoratori del settore auto verso il comparto aerospaziale
Fonte: Il Sole 24 Ore