Crolla del 60% il raccolto delle nocciole: industria dolciaria in allarme

Crolla del 60% il raccolto delle nocciole: industria dolciaria in allarme

Dopo tre annate scarse, anche il 2025 si profila un altro anno nero per la produzione nazionale di nocciole. A raccolto appena cominciato, le stime della Cia-Agricoltori italiani parlano già di una diminuzione delle rese del 60%. Un crollo che mette in allarme anche l’industria della trasformazione alimentare, dalla gelateria alla produzione di creme spalmabili, tanto che qualcuno comincia già a ragionare su altre ricette a base di mandorle, pistacchi o frutta esotica.

Nel nostro Paese si contano circa 95mila ettari di terreni a noccioleti, presenti nel Lazio e in Campania ma concentrati soprattutto in Piemonte. «A luglio abbiamo cominciato a veder cadere le nocciole vuote a terra – racconta Daniela Ferrando, produttrice di Alessandria -, il risultato è che ora, rispetto a una resa normale di 20 quintali a ettaro, io ne sto raccogliendo 5». La colpa? È del cambiamento climatico: «Il nocciolo non è una pianta rustica che si adatta ai boschi, come si crede – dice Ferrando – gli inverni miti non lo favoriscono, soffre la siccità ma anche il ristagno idrico. Quindici anni fa, quando ho cominciato, pensavamo al nocciolo come al nuovo Eldorado per l’Alessandrino. E ora non sappiamo più bene cosa fare».

Anche l’industria è preoccupata: «Alla poca quantità italiana si unisce il fatto che, a causa delle gelate primaverili, la produzione è calata anche in Turchia, dove si coltiva il 70% delle nocciole mondiali – racconta Pier Giorgio Mollea, titolare della Marchisio, che ha lo stabilimento di trasformazione a Cortemilia, in provincia di Cuneo -. Questa carenza sta portando da un lato a un aumento dei prezzi delle nocciole, che è quasi raddoppiato, e dall’altro a uno spostamento di interesse verso la mandorla».

Alla Fugar, dove si produce per il settore della gelateria, per cercare di sfuggire all’aumento dei prezzi, in particolare di quello delle nocciole turche, si guarda a nuovi potenziali Paesi fornitori: «Il Cile ci sta mandando proprio in questi giorni alcuni campioni da assaggiare, che hanno quotazioni competitive – racconta Davide Gola, consigliere delegato dell’azienda riminese -. Anche di pistacchio, che è stata la materia prima cresciuta in maniera più impetuosa negli ultimi dieci anni, ormai comincia a esserci carenza. Così, il mondo del gelato inizia a guardare a nuove materie prime, come per esempio il mango e la maracuja».

Fonte: Il Sole 24 Ore