Cure a domicilio: obiettivo Pnrr centrato ma fondi spesi a metà e servizi «ultra light» per i pazienti

Cure a domicilio: obiettivo Pnrr centrato ma fondi spesi a metà e servizi «ultra light» per i pazienti

Come già emerso dai primi risultati sul 2023, l’effetto del Pnrr è quello di una crescita della numerosità dell’utenza a discapito dell’intensità del servizio.

Abbiamo stimato che per ogni assistito incrementale rispetto all’anno base 2019 sono stati spesi 971 euro, una cifra che corrisponde a circa la metà delle risorse standard che, ai fini dell’investimento Pnrr, sono state erogate per ogni assistito incrementale in Adi. Si ricorda che il finanziamento che viene erogato alle regioni considera un costo medio ponderato standard per la presa in carico a domicilio pari a 1.977,94, cifra che viene erogato indipendentemente dalla spesa effettiva.

L’aver considerato rilevanti solo il numero degli assistiti, indipendentemente dal livello di erogazione per caso, ha scoraggiato le prese in carico più intensive e durature, incoraggiando solo la massimizzazione del numero di utenti; questo meccanismo ha senz’altro anche contribuito al parziale impiego delle risorse disponibile per l’Adi. Se il costo standard fosse stato riconosciuto a condizione che venisse erogata un’assistenza standard per assistito, si sarebbero prevenuti questi effetti distorsivi.

Quale eredità post Pnrr

I risultati del Pnrr 2024 confermano la preoccupazione che l’Adi diventi sempre più episodico-prestazionale; gli interventi di presa in carico continuativa e intensiva, quelli che dovrebbero rispondere alle esigenze degli anziani non autosufficienti, non sembrano invece incoraggiati. L’obiettivo di rendere gli interventi domiciliari a misura di anziano con bisogni di Long Term Care, costruendo un servizio adeguatamente intensivo, continuativo e integrato con i servizi sociali, è uno dei compiti espressamente previsti dalla Legge delega di riforma di questo tipo di assistenza. Nell’attesa dell’adozione dei relativi decreti attuativi, le risorse disponibili sono evidentemente impiegate con logiche diverse, frenando quella presa in carico domiciliare intensiva e multidisciplinare utile a generare virtuosismi nel Ssn (es. riduzione ricoveri, accessi in Ps ecc).

Servono standard

La spinta per la costruzione della nuova sanità territoriale ha inteso fare dell’Assistenza domiciliare un elemento cardine del territorio (da assicurare, secondo il Dm 77, in tutte le Case della comunità). E’ innegabile che questo servizio si stia sviluppando, anche grazie al Pnrr. E’ utile – come già si sta facendo – che venga monitorato l’effettivo stato di implementazione del servizio Adi in tutte le Cdc. Tuttavia, alla fine dell’investimento “Casa come primo luogo di cura”, sarebbe riduttivo accontentarsi della garanzia dell’attivazione del servizio in tutte le CdC; sarebbe parimenti riduttivo se ci si accontentasse dell’unico standard quantitativo che al momento il Dm 77 ha definito per la domiciliarietà, ovvero assistere il 10% degli anziani, considerati i già noti limiti di uno standard monodimensionale come questo. Per rendere questo processo utile al pieno per le necessità del sistema e ai bisogni specifici della non autosufficienza dovrebbero invece essere introdotti standard e sistemi di monitoraggio per misurare l’assistenza territoriale al domicilio in termini di intensità, durata, appropriatezza, efficacia di questo servizio e sulla sua adeguatezza dell’erogato rispetto ai bisogni della popolazione.

Fonte: Il Sole 24 Ore