Cure sul territorio, nell’Italia cantiere aperto si vincerà solo con un grande lavoro di squadra

Cure sul territorio, nell’Italia cantiere aperto si vincerà solo con un grande lavoro di squadra

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Missione 6) e il Dm 77/22 hanno offerto investimenti e cornici normative – oltre a una innegabile tensione sulle risorse – per la trasformazione dei servizi di cura territoriali. Costruire Case della comunità o Centrali operative territoriali (Cot) è senza dubbio una sfida impegnativa, ma quella vera è un’altra: garantire finalmente la presa in carico integrata dei pazienti, ossia una risposta continuativa ai bisogni delle persone.

“Presa in carico” significa garantire accesso attraverso modelli di prenotazione più flessibili, strumenti per favorire l’aderenza terapeutica, strategie di prevenzione coerenti con le attese dei cittadini. Sono questi alcuni esempi di obiettivi che potranno misurare il valore delle trasformazioni in termini di salute e sostenibilità, andando oltre la semplice contabilità delle strutture inaugurate.

Cantiere aperto

Sulla carta, le innovazioni proposte dal Pnrr e dal Dm 77/22 sono convincenti. È il processo di implementazione che deve equilibrare i vincoli con le aree di autonomia offerte dalle due disposizioni, coinvolgendo le comunità professionali e valorizzando le capacità manageriali locali. Nella realtà sta emergendo un legittimo mosaico di interpretazioni: le aziende sanitarie adattano le innovazioni ai fabbisogni e alle priorità del proprio contesto. Una vivacità che non va letta come disordine, ma come segno di un grande cantiere nazionale, straordinariamente impegnato in un progetto condiviso. Oltre la retorica delle “scatole vuote”, si osservano processi di innovazione che, superando inerzie e rigidità, producono soluzioni concrete e differenziate. È su questo che si è concentrato il terzo incontro del Network DASP di SDA Bocconi, dedicato alle esperienze delle direzioni strategiche delle aziende pubbliche.

Ridisegnare i servizi

La sfida più complessa non riguarda tanto la costruzione di nuove strutture, quanto il ridisegno dell’intera rete dei servizi. Case della Comunità, ospedali di comunità o Cot potranno raggiungere la loro missione solo se integrati nei modelli operativi già esistenti, in dialogo con la medicina generale, i servizi sociali e gli ospedali.

Fonte: Il Sole 24 Ore