
Da Amazon a Meta, così l’AI e la robotica dettano licenziamenti e nuove assunzioni
Non sono più i tempi del post-pandemia, quando le aziende tecnologiche americane diedero vita a licenziamenti di massa per rispondere ad un boom digitale cresciuto troppo in fretta. Ma i movimenti della forza lavoro ci sono ancora. E fanno notizia. Stavolta non si tratta di più soltanto di tagliare per ridurre i costi, ma di ridisegnare la struttura stessa del lavoro, integrando automazione, robotica e intelligenza artificiale nei processi produttivi.
Nelle ultime ore i casi emersi sono due: quello di Amazon e quello di Meta. E sono due storie che raccontano due volti della stessa trasformazione: una progressiva sostituzione del lavoro umano, almeno in parte, con sistemi intelligenti capaci di replicare, ottimizzare o addirittura superare alcune funzioni tradizionalmente svolte da persone.
Ma andiamo con ordine. Secondo documenti interni citati dal New York Times, Amazon punta a evitare l’assunzione di oltre 600mila lavoratori negli Stati Uniti entro il 2033 grazie all’automazione. Non si parla di licenziamenti diretti, ma di posti che non verranno mai creati perché sostituiti da robot e sistemi automatizzati. Entro il 2027, la riduzione stimata sarebbe di circa 160.000 ruoli. In sostanza, il colosso guidato da Andy Jassy immagina un futuro in cui tre quarti delle proprie operazioni saranno gestite da macchine. Un cambiamento che riguarda soprattutto i magazzini, le linee di smistamento e il settore della logistica, dove i robot stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante.
Amazon ha parlato di un’evoluzione tecnologica mirata a «liberare i lavoratori da compiti ripetitivi e fisicamente pesanti». Ma la portata del cambiamento è evidente: meno persone nei magazzini e più robot che lavorano 24 ore al giorno, senza turni né pause. Chiaramente, tecnologia a parte, le implicazioni per l’occupazione globale e per le politiche del lavoro sono enormi. E raccontano che in futuro serviranno competenze diverse, ruoli legati al controllo, alla manutenzione e alla supervisione delle macchine. Ma la quantità complessiva di occupazione rischia comunque di ridursi.
Intanto, anche Meta, la casa madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, ha annunciato un nuovo intervento sulla propria forza lavoro, questa volta mirato all’intelligenza artificiale. L’azienda di Mark Zuckerberg taglierà circa 600 posizioni all’interno della divisione Meta Superintelligence Labs, che raccoglie i team di ricerca FAIR, quelli dedicati ai prodotti e quelli che si occupano di infrastruttura AI. Non saranno invece toccati i ricercatori del TBD Lab, il gruppo ristretto che sta lavorando ai futuri modelli fondativi di nuova generazione.
Fonte: Il Sole 24 Ore